Ucciso sulla A12, una folla commossa ai funerali di Umberto Leone / FOTO

Tanta gente in chiesa per l’ex fotografo travolto e ucciso in autostrada. Alla guida dell'auto l'autista era ubriaco

Ai funerali tanti amici e parenti di Umberto Leone

Ai funerali tanti amici e parenti di Umberto Leone

Massa, 22 ottobre 2016 - «UNA MORTE assurda per mano di uno dei tanti delinquenti che ogni giorno seminano terrore nelle nostre strade e autostrade». E a farne le spese questa volta è stato Umberto Leone, persona stimata e benvoluta da tutti. Un pensiero unanime che in molti non hanno esitato a esternare, prima che la chiesa di San Sebastiano, nel centro di Massa, si riempisse per dare l’ultimo saluto al massese morto falciato dall’automobile fuori controllo condotta da un ubriaco 39enne pugliese, per di più sotto l’influenza della droga e con la patente revocata. Come constatato poco dopo l’accaduto dalla Polstrada, che lo ha arrestato per omicidio stradale. Una folla commossa e dispiaciuta quella si è stretta intorno ai parenti di colui che in città è ricordato anche perché membro di una delle famiglie di fotografi più conosciute dell’intera provincia. La moglie, i figli, la madre, i fratelli e tutto il resto della famiglia, colpita da una tragedia che non trova giustificazioni.

«Un caro amico della nostra chiesta – ha ricordato nella sua omelia don Daniele Ferrari – che amava cercare un contatto diretto con Dio e che ogni domenica partecipava alla messa della mattina». E anche «un ottimo padre, oltre che un gran lavoratore – come ricordato da chi lo conosceva bene – che non meritava di fare quella fine, come non lo meritano i figli che hanno sempre avuto in lui una guida su cui poter contare». Secondo la ricostruzione una volta resosi conto di ciò che stava accadendo, Leone avrebbe tentato di sfuggire alla morte raggiungendo il guard rail ma prima che ci riuscisse è stato travolto e sbalzato per 40 metri nel cantiere autostradale dove faceva il custode, sull’A12 tra i caselli di Sestri Levante e Deiva Marina.

Ultimamente lavorava per una società piemontese di Tortona che ha in appalto la realizzazione della segnaletica del cantiere, dove martedì ha perso tragicamente la vita e prima di intraprendere tutt’altra strada aveva lavorato nel negozio del padre Carlo, scomparso oltre vent’anni fa, a inizio viale Roma alle porte del centro città. Era stato lui a chiudere per sempre la saracinesca, mentre la madre aveva portato avanti a lungo un altro negozio, altrettanto noto, in via Verdi ai Ronchi di Marina di Massa. Presenti al funerale anche tanti amici di gioventù, che avrebbero preferito ritrovarsi per un saluto che non fosse l’ultimo.