Nca, Costantino «Adesso parlo io» Il punto: «Qui una realtà unica al mondo»

Intanto è stato indetto un consiglio straordinario e una fiaccolata per venerdì

Giovanni Costantino

Giovanni Costantino

Carrara, 15 novembre 2017 - «Sto dando lavoro a 220 persone; verso ogni anno 2 milioni e 200mila euro a un indotto che conta 800 dipendenti». Non ci sta Giovanni Costantino, patron di Nuovi cantieri Apuania, a essere accusato e, nel suo primo incontro con la stampa, esce allo scoperto ricucendo per filo e per segno i dettagli di una vertenza sociale e occupazionale che non fa bene a nessuno. Dal «trono» di un cantiere che sembra un reggia orientale, con un’esposizione temporanea di gioielli artistici, arredi da nababbo e una location costruita per la clientela di superlusso, Costantino è stanco di tutto quello che è stato detto finora sul lavoro all’interno del cantiere.

Presidente, nell’accordo del 2012 si parlava di navalmeccanica, refitting e cantieristica. La navalmeccanica sembra eliminata. Che è successo?

«Con i costi di sistema e il mercato attuale, non è possibile in Italia realizzare la navalmeccanica, che i cinesi fanno meglio e a minor costo di noi. Meno male che ho avuto il fiuto di puntare sulla costruzione di grandi yacht e il refitting. Chi oggi parla di navalmeccanica lo dice senza alcuna competenza industriale».

Nell’accordo per la famosa concessione trentennale c’era l’impegno a mantenere i livelli occupazionali. Oggi ci sono tre lavoratori licenziati di cui due incatenati davanti al cantiere...

«Quando acquistai Nca c’erano 146 dipendenti. Dopo quattro anni se ne contano 220 di cui 70 ex Nca, gli altri nuovi assunti. Con un segno più di 150 lavoratori che ogni anno cresce perché qui si assume in continuazione. Nove lavoratori se ne sono andati altrove, tre sono stati licenziati per giusta causa per fatti gravissimi con risvolti penali non impugnabili, 63 con incentivi di uscita definiti di grande generosità. Per accompagnare gli esodi ho speso 5 milioni. Dal primo gennaio del 2017 non ho più vincoli: Nca è un’azienda privata senza impegni pubblici».

Si dice che voglia sostituire i vecchi Nca con lavoratori di suo gradimento...

«Di certo quando acquistai il cantiere non immaginavo tanta incompetenza e disorganizzazione. Nca era conosciuta per l’ottimo lavoro, ma perdeva 5 milioni l’anno perché si appaltava tutto all’esterno, visto che qui non si sa come lavorassero. Ciononostante non ho mai ridotto uno stipendio, anche di fronte a demansionamenti».

Sì, ma ha rinchiuso i dipendenti in una sorta di gabbia...

«Certo per difendere la produzione e lo sviluppo. Chi ha dimostrato di voler rimboccarsi le maniche è stato gratificato con buste paga superiori a quando erano nel pubblico. Le 33 Bmw parcheggiate sono le auto aziendali che diamo ai manager. Chi lavora da noi viene gratificato. Anche gli ex Nca».

Però rimangono due dipendenti incatenati là fuori.

«Adesso per necessità organizzative abbiamo deciso di esternalizzare il guardianaggio. Abbiamo sottoscritto un accordo con la ditta esterna che prevedeva vincoli ad assumere i nostri dipendenti. Erano dieci, di questi tre sono stati rimasti a Nca, 4 hanno scelto di essere accompagnati all’esodo, 3, che dovevano essere assorbiti nella nuova ditta, sono incatenati. Da qui la vertenza e gli incontri con il prefetto e le istituzioni. Abbiamo proposto in alternativa l’assunzione diretta nella SicMi srl, una ditta ben radicata sul territorio e anche questo è stato bocciato. Noi non ci spostiamo e nessun tecnico né politico potrà farci cambiare idea: soltanto il legislatore potrà farci ritirare quelle lettere».

Fra le altre accuse si parla di un albergo e strutture turistiche.

«Nessun albergo. Il nostro progetto di Village, nella riqualificazione dell’area prevede un centro wellness con palestra e area relax per gli equipaggi dei nababbi».

Ultimamente anche gli scioperi sono flop: si dice per il clima di terrore che si respira in azienda.

«Se non fanno sciopero è perché stanno bene. Queste urla non veritiere sulla crisi del cantiere stanno danneggiando gli ordini. I nostri competitor potrebbero usarle contro di noi. I lavoratori devono temere questo: che vertenze inutili possano ridurre le commesse e il lavoro».

La Port Authority ha dichiarato di avere altre mire per il porto: commerciali e crocieristiche.

««Parteciperò ai bandi comemi è consentito, se non sarò capace di accreditarmi nuove aree sarò costretto a crescere altrove prendendo in considerazione accordi già avanzati in Grecia o in Francia. Qui rimarrà una hub di supporto. Abbiamo dieci commesse per il refitting: i nostri clienti sono Armani, Valentino, Loro Piana, Beretta. Nessuno ha creato lavoro come noi. Siamo stanchi di questi continui assalti contro un imprenditore competente, serio, gran lavoratore, che rispetta le regole e paga le tasse. La nostra è una realtà rara in Italia e in questa provincia: siamo tra i migliori produttori di yacht al mondo per glamour, marchio, qualità e competenze. Di qui passa il lusso di tutto il mondo».

Presidente, alla fine dovremo parlare di San Giovanni Costantino, una sorta di benefattore, insomma.

«No il mio errore è stato quello di aver sottovalutato questo territorio e la sua identità. Non mi sono misurato con abitudini dure a morire.Mi dispiace perché ciò vanifica un impegno importante, ma qui, chi lavora e ha voglia di crescere ha trovato tutti gli spazi. Se continuo così – conclude con una battuta semiseria – sono pronto a candidarmi sindaco per questa città».

«Non ci stiamo a essere licenziati, vogliamo tornare a lavorare, essere reintegrati in Nca». Prosegue la lotta dei lavoratori che sono stati mandati a casa dalla dirigenza di Nca. Ieri pomeriggio le sigle sindacali hanno organizzato un’assemblea pubblica alla quale hanno aderito un centinaio di persone, molti dei quali operai di altri distretti come Rational, Eaton e l’indotto del Nuovo Pignone. Sono arrivati tutti per portare solidarietà ai due lavoratori che ormai da giorni sono legati con le catene al presidio di viale Colombo, di fronte ai cancelli di Nca. Poco prima dell’inizio dell’assemblea pubblica delle 18, i presenti hanno attraversato avanti e indietro le strice pedonali davanti all’ingresso di Nca in segno di protesta e per fermare momentaneamente il traffico cittadino. Sul posto, per osservare il presidio e la manifestazione due gazzelle dei carabinieri, che si sono posizionate davanti all’ingresso e un’auto della polizia. Nei pressi del circolo tennis del Club nautico un’auto dei vigili urbani, chiamati a dirottare il traffico della corsia in direzione Sarzana di viale Colombo nelle arterie stradali precedenti al luogo della manifestazione. Stefano Zanetti, uno dei tre licenziati, parla al microfono: «Chiediamo il reintegro. Pazzesco essersi visto recapitare la lettera di licenziamento immediato dopo che per anni avevo fatto straordinari per questa azienda. Ringrazio tutti voi, non sto al meglio, dopo l’acqua e il freddo preso in queste notti, ma grazie a voi vado avanti». Non vuole arretrare di un passo anche l’altro licenziato, Piero De Luca: «Ho iniziato questa battaglia che ero solo, adesso so che posso contare su tutti voi. Questa vicenda mi ha permesso di conoscere gente nuova e non pensavo di aver così tanti amici, molta gente ci ha dimostrato la sua solidarietà. La lotta è dura, ma ce la metteremo tutta». All’assemblea anche Nando Sanguinetti dell’Anpi, che dice la sua sulla vertenza Nca e invita a una battaglia più incisiva: «Basta con i tavoli, dobbiamo riportare la lotta tra la gente e lottare per l’attuazione della Costituzione». C’è anche chi, come l’operaio dell’indotto Pignone che chiede maggiore partecipazione da parte dell’amministrazione comunale: «Serve una decisione da parte dei 5 stelle: devono dire alla dirigenza di Nca che se continua a comportarsi in questa maniera, proseguire con i licenziamenti, saranno loro a essere mandati a casa». Per il collega della Rational «la lotta di Stefano e Piero è un’opportunità anche per noi, per il posto di lavoro di tutti. Questa è una linea di confine. Se permettiamo che comportamenti del genere non vengano bloccati, saranno una giustificazione anche per altri imprenditori. La politica deve prendersi le sue responsabilità e dire a questa dirigenza che se continuerà a comportarsi in questo modo non riceverà più nessun aiuto».

Un consiglio comunale ad hoc e una fiaccolata per difendere i posti di lavoro di Nca. I capigruppo di maggioranza e opposizione hanno deciso di indire un consiglio comunale per venerdì alle 18 per chiedere al patron di Nca Giovanni Costantino di rivedere il licenziamento dei tre dipendenti dei cantieri di viale Colombo. La decisione è stata comunicata ieri all’Autorità portuale alle sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil. E poco prima dell’assise, si terrà una fiaccolata delle stesse sigle sindacali nel centro cittadino, per portare alla luce della vertenza anche tutta la città. Intanto la Cgil lamenta di non poter avere un confronto con la dirigenza di Nca: «Questa mattina (ieri, ndr) noi di Fiom Toscana abbiamo richiesto un incontro presentandoci alla portineria del cantiere – dice Massimo Braccini, segretario generale –, l’azienda ovviamente non ha risposto né ci ha ricevuto trincerandosi dietro un’assordante silenzio. Ma era un atto dovuto, questo anche a conferma, qualora ve ne fosse ulteriormente bisogno, dell’idea prepotente con cui si pensa di gestire un’azienda. I lavoratori – prosegue – incatenati non solo subiscono il licenziamento, ma sono anche vittime di un sistema che ha teso a riportare la Costituzione fuori dai luoghi di lavoro e le responsabilità politiche di aver reso a buon mercato il lavoro sono gravissime. Non possiamo però tollerare ingiustizie di questa gravità, ne tollerare luoghi di lavoro dove i diritti ed il rispetto dei lavoratori sono negati alla radice. In Toscana molte sono le imprese fondate su civili relazioni sindacali e sul rispetto delle persone che lavorano. Le varie iniziative sindacali a sostegno dei due lavoratori si susseguono quotidianamente, ma vi è bisogno anche di ulteriori passaggi istituzionali ed oltre al consiglio comunale sarebbe opportuno che anche la Regione convocasse un apposito consiglio regionale ad hoc e sullo sviluppo distorto di tutta la nautica che, se fondata su queste basi, riteniamo non abbia futuro. Abbiamo il dovere di dare un indirizzo strategico ad un settore in ripresa e non permettere che si assista a gestioni scellerate di importanti aziende dove il valore sociale del lavoro viene mortificato. Ci vogliono scelte coraggiose, anche la Regione, oltre al Comune, può intervenire sulle concessioni pubbliche demaniali su cui operano i cantieri nautici».