«Combattiamo l’asta per le cave» Anselmo Ricci presidente coop Gioia: sarebbe la fine

In Comune si fa sentire la voce allarmata del monte

Cave di marmo

Cave di marmo

Carrara, 8 dicembre 2017 - «Tuteliamo i posti di lavoro con la clausula sociale. Lo dobbiamo ai nostri cavatori». A parlare è Anselmo Ricci, presidente della cooperativa Gioia, presente assieme agli altri colleghi delle cooperative Canalgrande, Giulio Pegollo, e Lorano, Carlo Piccioli, alla commissione marmo che si è tenuta ieri mattina il Comune. Gli addetti del mestiere sono stati chiamati dalla commissione per avere discutere del prossimo regolamento degli agri marmiferi che la maggioranza ha in studio. «Vi ringraziamo – ha proseguito – per questa opportunità di dialogo, noi siamo sempre pronti al confronto. Primo punto fondamentale per il nuovo regolamento è la salvaguardia dei nostri lavoratori. Non è pensabile che quest’ultimi perdano il posto di lavoro se subentra un’azienda a un’altra. Si parla delle aste che avverranno nei prossimi anni: io credo che il Comune si debba fare da garante anche per gli eventuali indennizzi. Un mezzo studiato per lavorare alle cave non può essere facilmente venduto sul mercato. Poi, se ci mettiamo che in contemporanea arriveranno sul mercato tutti i mezzi delle altre aziende uscenti, diventa davvero difficile pensare di poter avere un riscontro economico. Il Comune dovrebbe farsi da garante per avere dei valori reali di mercato. Sulle gare poi avremmo anche noi da dire qualcosa: acquistammo un bene estimato all’asta del tribunale di Lucca quando fallì Imeg. Indebitammo le nostre cooperative: domani ci dicono che non è più nostro? Faremo i nostri passi nelle sedi opportune. Stiamo solo tutelando i posti di lavoro dei nostri cavatori». La discussione è poi passata sul tema della filiera corta: «La filosofia della legge regionale 35 la con- divido anche io. È ovvio che anche io vorrei la filiera corta, ma dobbiamo fare i conti con la realtà, con il mercato. I costi per tenere in piedi un laboratorio sono troppo alti rispetto alla domanda internazionale. Quello che proponiamo noi è: ok occupazione, ma allarghiamo lo sguardo. Se un laboratorio del lapideo non può stare in piedi per la concorrenza, investiamo altrove, creiamo occupazione in altri settori del territorio. Siamo pronti a farlo, ma servono gli strumenti necessari. Inserire questo in un accordo di programma serio porterebbe vantaggi per tutti. Parliamo poi degli inerti: il territorio paga una tassazione più alta, ad esempio della Versilia. Il paradosso è che siamo nella stessa Regione e ci sono differenze di tassazione. Noi abbiamo il problema delle terre al monte: solo con questa equiparazione avremmo già risolto buona parte del problema perché potremmo stare sul mercato, essere concorrenziali e vendere a un prezzo ideale». Tema sicurezza: «Abbiamo fatto passi importanti per quanto riguarda la sicurezza, fattore che viene prima del guadagno. Abbiamo attivato la messa in sicurezza del monte sovrastante i nostri piazzali. Un progetto ambizioso che ha visto la collaborazioen del politecnico di Torino, un progetto che adesso ci invidia tutto il mondo». «E' stato fatto un avvio – ha detto Pegollo – di revoca autorizzazione in una cava perché c’erano delle mancanze in materia ambientale. Noi possiamo dire che stiamo collaborando con Arpat e Asl: abbiamo una certificazione ambientale e di sicurezza. Siamo all’avanguardia sotto questo punto. Certo è che ci sono regole poco calzanti sulla realtà: nei piazzali non ci deve essere fango: come facciamo a toglierlo se, ad esempio piove e passano i mezzi?Possiamo fare di più? Ovvio, ma dateci il tempo di lavorare. Anche per la marmettola, che io considero un sottoprodotto sono stati fatti passi da gigante, vedi il progetto Marble way. Non siamo più il far west».