"Quintali di amianto sotto la sabbia". Marina di Massa ostaggio del killer invisibile

Eternit fra le dune dei bagnanti. C’è un’inchiesta

Una spiaggia deserta

Una spiaggia deserta

Massa Carrara, 23 marzo 2017 - Polvere di amianto fra i granelli di sabbia, sotto le dune di macchia mediterranea o in un tratto di arenile utilizzato come discarica. E’ stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Massa Carrara ma nessuno sa chi abbia seppellito lì sotto l’eternit. C’è una pista che porta indietro nel tempo, al tornado del ’77 che flagellò la costa massese.

Lo ricorda bene il dipendente di uno stabilimento balneare, sentito nei giorni scorsi dalla Capitaneria di Porto di Marina di Carrara: «Gran parte dei ristoranti e delle cabine a quel tempo erano coperti da eternit. Qualche cosa venne smaltito correttamente ma tanto materiale è ‘sparito’». Una testimonianza che si incrocia con altre voci che circolano da settimane in città: una delle ipotesi è che gran parte dell’amianto sia finito sotto la sabbia della costa massese.

Una piaga che è oggi tornata a far capolino dalla spiaggia. Là dove i bagnanti erano soliti trascorrere le ore più liete delle loro giornate, lo sguardo sull’azzurro mare e alle spalle le maestose Alpi Apuane, solcate dal bianco bagliore del marmo amato da Michelangelo. Tutti ignari di che cosa si nascondesse sotto i loro piedi: l’amianto, un nemico invisibile e cancerogeno. Come detto, a Massa sono già due i casi accertati e confermati. Il primo è il terrapieno di fronte alla ex Colonia Torino, a poche centinaia di metri dal centro di Marina di Massa: un piccolo angolo di paradiso, secondo alcuni, racchiuso fra due lunghe scogliere di marmo. Quel terrapieno era stato costruito attorno agli anni ’80 versando in mare tonnellate di scarti edili, costituiti da terre, laterizi, ferro, cemento e amianto su oltre quattromila metri quadrati di superficie. L’erosione ha fatto il resto, portando alla luce tutti quei rifiuti.

L’area fu sequestrata nel 2007 dalla Guardia di Finanza e le analisi successive di Arpat dimostrarono una contaminazione di ddt, cromo totale e policlorobifenili (inquinanti tossici paragonabili alla diossina). La Regione, dopo circa 30 anni, ha previsto una bonifica parziale dell’area per 320mila euro e una caratterizzazione completa per altri 18mila euro, ma non prima di un anno e mezzo circa.

Pochi giorni fa sotto una duna di macchia mediterranea al Bagno Irene a Poveromo, a due passi da Forte dei Marmi, i lavori di pulizia hanno fatto emergere 50 quintali di lastre di amianto, secondo la ditta incaricata delle operazioni di pulizia. La Procura di Massa ha aperto un fascicolo ma resta il mistero di chi abbia seppellito (e quando) lì sotto tutto quell’amianto.