Cermec, tensione in aula per il rinvio del processo

Il «no» dell’avvocato dei Comuni di Massa e Carrara. «Due città chiedono giustizia»

Gli impianti del Cermec

Gli impianti del Cermec

Massa, 2 febbario 2015 - «Ma quale rinvio: questo è un processo importante con 16 imputati e milioni di euro in ballo». Tensione a mille ieri mattina alle prime battute dell’udienza per il processo della truffa al Cermec, che vede alla sbarra 16 imputati accusati anche di associazione a delinquere. Al momento di iniziare, uno dei legali degli imputati ha presentato una richiesta di rinvio per un impedimento di carattere professionale: ieri mattina era infatti impegnato in un altro procedimento fuori regione e non poteva essere presente in aula. Richiesta che un collega ha presentato al giudice per farla mettere agli atti. Sembrava finita lì, ma al rinvio si sono opposti il pubblico ministero Rossella Soffio e l’avvocato Dino Del Giudice (nella foto), legale dei Comuni di Massa e Carrara entrambi parte civile nel processo. «Due comunità di migliaia cittadini – ha detto Del Giudice – chiedono che questo processo venga trattato, lo vuole l’intera opinione pubblica. Si tratta di un processo importante con 16 imputati e tanti milioni di euro» finiti nei fascicoli per la (presunta) truffa all’Unione Europea. «Un processo – ha proseguito Del Giudice – da tenere con mani ben salde proprio per la sua importanza». Inevitabile un accenno al collega che con la sua richiesta ha portato al rinvio dell’udienza. «E’ insostenibile affermare di non poter essere sostituito da un altro avvocato». Al giudice Fabrizio Garofalo (presidente del collegio composto anche da Fulvio Biasotti e Alessandro Trinci) non è rimasto che rinviare il processo, ma è stato impossibile trovare nel fitto calendario delle udienze una nuova data che andasse bene a tutti gli avvocati della difesa, prima di quella già messa in calendario per il prossimo 13 aprile che, di fatto, ingloberà quella prevista ieri mattina.

Come detto, sono 16 gli imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di diversi reati: l’accusa più grave è l’associazione a delinquere finalizzata a commettere più delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato, abuso dufficio) in materia di falso nonché di truffa ai danni di enti pubblici e dell’Unione Europea. La associazone a delinquere viene contestata a Domenico Del Carlo, Roberto Vaira, Luciano Bertoneri, Augusto Cardinotti, Michele Del Freo, Valter Picchi e Marco Andreani. Del Carlo, imprenditore lucchese e amministratore della Delca (società che assieme al Cermec aveva dato vita alla ErreErre per la costruzione e la gestione di un impianto di bricchettaggio per trattare i rifiuti) è ritenuto il fulcro dell’indagine, che ruota attorno ad un finanziamento europeo concesso a ErreErre. Si tratta di due tranche entrambe a fondo perduto, la prima di 2,1 milioni di euro e la seconda di 912mila euro.

Fra le accuse mosse dalla procura anche costi gonfiati per la realizzazione dell’impianto di bricchettaggio e operazioni di trasporto rifiuti inesistenti che la Delca simulava per ottenere denaro dalle casse (pubbliche) del Cermec, controllato dai Comuni di Carrara e Massa e in piccola percentuale anche dalla Provincia. Secondo l’accusa, Del Carlo e Vaira, ex direttore di Cermec ed ex presidente di ErreErre, avrebbero distribuito i profitti, procacciando guadagni illeciti attraverso la costituzione della società ErreErre (misto pubblico-privata).