Acqua dal soffitto, banchi rotti, aule inagibili: lo Zaccagna cade a pezzi

Ecco come si presenta la «palazzina nuova» della scuola: le 15 stanze e la grande palestra sono chiuse da almeno dieci anni

Le aule inagibili e le infiltrazioni dal tetto che hanno causato gravi danni

Le aule inagibili e le infiltrazioni dal tetto che hanno causato gravi danni

Carrara, 27 febbraio 2015  - ACQUA che cola in continuazione dal soffitto, cartongesso crollato, porte e banchi rotti e muffa, muffa dappertutto. Ecco come si presenta la «palazzina nuova» dello «Zaccagna» di Fossola. Le sue 15 aule e la grande palestra sono inagibili da almeno dieci anni senza che nessuno si sia mai preoccupato di rimetterle a posto, tuttavia, ora sembrano ‘tornare di moda’ come soluzione per risolvere l’ormai cronica mancanza di spazi delle scuole superiori cittadine. «Qualcuno – spiega Fabio Telara, vicepreside dello Zaccagna – sostiene che con una piccola manutenzione ordinaria queste aule potrebbero essere rimesse a posto. In realtà credo non servirebbero meno di 600mila euro e 7-8 mesi di lavoro». Queste non sono però le uniche aule inagibili allo Zaccagna visto che dei tre blocchi di cui è costituito l’istituto solo uno è completamente agibile. «Quello dove adesso svolgiamo le lezioni è perfettamente sicuro – spiega Telara – visto che non è collegato strutturalmente al resto della scuola. Oltre alla ‘palazzina nuova’, invece, anche il blocco dei laboratori è da almeno tre anni che è inagibile senza che venga rimesso a posto».

«NO ad accorpamenti forzati, noi non possiamo ospitare l’Itis, né spostarci ad Avenza». Dopo aver concluso un tour sulle macerie di due terzi della sua scuola a oppporsi con forza a qualsiasi tipo di spostamento dei due istituti è la preside Diana Marchini. Tanto lo «Zaccagna» quanto il «Galilei» da settimane sono finiti al centro dei progetti di spostamenti di sedi necessari a fare spazio allo scientifico «Marconi» nella cui sede devono partire i lavori di restauro. «Conti alla mano – spiega la preside – a Fossola abbiamo 18 classi e tre laboratori e disponibilità complessiva di 24 aule. In via Campo d’Appio l’Itis ha invece 12 classi che l’anno prossimo dovrebbero diventare 13 o 14 e cinque laboratori specifici con una disponibilità di 24 aule. Questo vuol dire che nessuno dei due plessi può accogliere l’altra. A meno che non vogliano venire a scuola il pomeriggio, da parte nostra – prosegue la dirigente – siamo disponibili ad accogliere alcune classi dello scientifico sia a Fossola che al Peep, ma poi devono essere le istituzioni locali a trovare una soluzione. Di certo non ci sembra giusto che per risolvere i problemi di una scuola se ne vadano a creare ad altre due». La dirigente si sofferma poi sulla ormai cronica carenza di spazi e sul balletto delle sedi che va avanti da anni. «Si parla da tempo del linguistico che è diviso su due sedi – dice Diana Marchini –, ma personalmente non capisco dove stia il problema. Personalmente dirigo 9 plessi. Bisognerebbe piuttosto iniziare a ragionare sul fatto che le scuole dovrebbero smettere di prendere tutte le iscrizioni che arrivano loro, superando la capienza degli istituti. Non a caso ad alunni e genitori viene chiesto di indicare tre scuole e non una sola al momento dell’iscrizione».