Il Bello e il Buono della Valle del Serchio: paesi e alture di gran fascino

Nuovo viaggio con Ubi Minor alla scoperta della Toscana

Una veduta di Coreglia Antelminelli

Una veduta di Coreglia Antelminelli

Lucca, 8 aprile 2016 - Giovanni Pascoli, che bazzicava questi luoghi, la battezzò Valle del Bello e del Buono. La Valle è quella del Serchio. Il Bello (con la B maiuscola) è rappresentato dagli scorci paesaggistici e dall'immenso patrimonio storico e architettonico che questo angolo di Toscana offre. Il Buono (sempre con la B maiuscola) è l'eccellenza del gusto di cui dispone un desco che non ha effettivamente rivali. Non ci credete? Prendete una fetta di Prosciutto Bazzone tagliata con la 'coltella' non a macchina e adagiata sul pane di patate o di farro o ai cereali di cui la Valle è ricchissima.

Il farro - alla base di prodotti di ogni tipo dal dolce al salato e perfino alla birra - il re della tavola della Mediavalle del Serchio e anche della vicina Garfagnana, in ministra o freddo con pomodorini freschi, è una gioia del palato cui non si può prescindere se si decidere di toccare terra a queste latitudini. Giovanni Pascoli l'aveva ben capito che questi luoghi erano magici. Dolci come il miele della zona, ricchi di poesia almeno quanto di sapore. Nel cuore della Valle c'è Borgo a Mozzano, Comune e paese, noto soprattutto per il Ponte della Maddalena.

Che tutti, però, conoscono come Ponte del Diavolo, cui la leggenda ne attribuisce la realizzazione. Sulla Statale del Brennero, la sosta in auto, moto, bici, piedi, la sosta è pressoché obbligata. Battere il selciato di questa opera mirabile di ingegneria medievale - risalente al XIV secolo su fondazioni dell'XI - è un'esperienza particolare.

Arrivati sul punto più alto la brezza della valle scolpisce il volto di quell'aria fresca che arriva dai molti, così vicini che sembra di afferrarli. Di dominarli, da quella vedetta antica che oggi è méta di turismo più o meno articolato, più o meno voluto. Perché quel ponte, che dà carattere al punto più stretto e verde della vallata, pare quasi uno spartivie, un luogo di frontiera. E in effetti, oltre, a distanza di pochi chilometri ancora percorrendo la strada verso nord, c'è la Garfagnana con il Comune di Gallicano.

La Svizzera d'Italia, come amano chiamarla gli americani o i lucchesi americani che negli Usa hanno fatto fortuna partendo proprio da questi posti. Quelli che con la valigia di cartone, alla fine dell'Ottocento, sfidavano l'Oceano per un sogno o semplicemente smettere di nutrirsi a farro e farina di castagne.

Quegli stessi prodotti che oggi i visitatori pagano caro (non troppo per fortuna) nei ristoranti, ma che risultano ancora accessibili a budget ridotto nei tanti agriturismo o trattorie che fanno del chilometro ridotto il valore aggiunto per eccellenza. Ma torniamo a Borgo a Mozzano, capitale del tissue. Non sapete cos'è? E' la carta igienica sanitaria che qui si produce e si esporta in tutto il mondo. Eh, si è portati a divagare nella narrazione descrivendo questi luoghi ricchi di sorprese. Perché, proprio poco distante dal sito industriale del colosso cartario Lucart ci sono i resti (e nemmeno poi tanto 'resti') della Linea Gotica, altro motivo d'interesse per il viaggiatore consapevole. Il Comitato per il recupero e la valorizzazione di questo particolare monumento alla storia, organizza visite guidate (minimo 7 persone, massimo 20) in bunker, gallerie, piazzole e camminamenti ripristinati.

Ma Borgo è anche i suoi borghi e il gioco di parole è fortemente voluto. Tutti luoghi Ubi Minor come Gioviano, arrampicato su un'altura procedendo verso la Garfagnana, terrazza sulla spianata che porta fino alla bella Coreglia Antelminelli colorato di 'Arancione' secondo il Touring Club Italiano. Mica bazzecole. Sul fronte opposto, tornando a ritroso verso la Lucchesia, c'è Corsagna quasi un'isola raggiungibile dopo alcune decine di tornanti sul colle che quasi sfiora a est l'Altipiano delle Pizzorne. Gioviano e Corsagna appaiono quasi asettici rispetto al brulichio della Valle, silenziosi e slow.

E slow deve essere anche l'approccio a questi luoghi. La Rocca, Oneto e anche la strada che da sopra il capoluogo guarda al Monte Cune, riserva piacevoli sorprese senza soluzione di continuità. Come la chiesa di San Francesco con l'annesso convento del 1.526 che adesso ospita la casa per anziani ben gestita dalla locale Misericordia. Rilassatevi sulle panche in pietra sotto il portico con doppio loggiato e poi indugiate all'interno nella chiesa. Se volete far conoscere la storia di Francesco ai vostri bambini, le lunette affrescate da Domenico Manfredi nel Seicento illustrano la storia del Santo in maniera semplice e intuitiva. Un film a colori senza prezzo. Come il Bello e il Buono che la Valle offre.

Da non perdere

1) Il Ponte della Maddalena lungo il Serchio.

2) Gli itinerari della Linea Gotica, con i suoi tunnel e i bunker.

3) La chiesa di San Rocco, nel cuore del borgo.

4) Le esposizioni dell'azalea, il fiore che caratterizza Borgo a Mozzano. A proposito, la mostra biennale, si svolge il prossimo fine settimana (www.giardinoazalea.it).

Mangiare

1) Osteria i Macelli, piatti curati (anche di mare, evviva) con giusto compromesso tra qualità, servizio e prezzo. Nel cuore del centro storico, sopra piazza del Mercato.

2) La Strepitosa, a Dezza una pizza gustosa e piatti della tradizione locale. Costi contenuti.

3) Osteria del Diavolo, sulla via del Brennero davanti all'omonimo Ponte; provate i taglieri con i salumi locali e i crostini, oltre alle paste ben condite. Ideale dopo una gita in alta quota.

4) Pasticceria Bini, la sosta d'obbligo per colazioni rinforzate e merende abbondanti; paste low cost e focacce ripiene e ottimi salati. Sulla Fondovalle in località Diecimo.