Anziano investito sulle strisce da ciclista pirata. "L’ha travolto ed è scappata via"

L’appello dei familiari dell’uomo: "Almeno venga a scusarsi"

Un mezzo del 118 (Foto archivio)

Un mezzo del 118 (Foto archivio)

Lucca, 20 novembre 2017 - L'incidente, nella sua dinamica, è stato quasi banale. Dario Puccetti stava attraversando la strada sulle strisce pedonali, è sopraggiunta una ciclista in sella alla sua bici che l’ha travolto. Un impatto tremendo, che ha lasciato l’anziano di 74 anni a terra dolorante in mezzo alla via per Camaiore, in località La Cappella, in attesa dei soccorsi. La donna che lo ha investito si è fermata, si è sincerata delle condizioni dell’uomo ma, non appena è arrivata l’ambulanza, se l’è filata.

Da quell’incidente è passata più di una settimana, Dario Puccetti è ancora ricoverato in ospedale con un femore fratturato e l’identita della ciclista pirata è ancora ignota. O quasi. «Sappiamo il suo nome di battesimo e abbiamo anche alcune foto della scena dell’incidente in cui si vede il suo volto, ci sono diversi testimoni che erano lì, l’hanno vista e ci hanno detto che sarebbero in grado di riconoscerla» afferma Olga, la figlia di Dario Puccetti. Due indizi che la inchiodano, ma che non sono stati sufficienti ancora a smascherarla: «Subito dopo averlo colpito – spiega ancora Olga Puccetti – la ciclista ha parlato un po’ con mio padre, gli ha detto come si chiamava e si è fatta lasciare il suo numero di telefono. Al momento, però, non si è ancora fatta viva». Possibile che, tra il dolore e lo choc, l’anziano si sia sbagliato a dare il suo numero di cellulare alla donna che lo aveva centrato in pieno, ma la famiglia dell’uomo non riesce comunque a darsi pace: «Mio padre è stato a lungo al Pronto soccorso, ora è ricoverato in Ortopedia. Ammesso che le abbia dato un numero di telefono sbagliato, lei si sarebbe potuta comunque informare in ospedale, cercarlo anche solo per sapere come stava. Invece niente, silenzio. Questa è la cosa che ci fa davvero male».

Attraverso il nostro giornale, Olga vuole mandare un messaggio alla donna: «Si faccia viva, tramite i carabinieri, tramite La Nazione o direttamente da noi in ospedale. Vogliamo solo capire come sono andate le cose». Non è l’istinto ‘forcaiolo’ a muovere i parenti di Gino Puccetti, ma soltanto sentimenti di umanità e giustizia: «Possiamo capire che all’inizio sia stata presa dal panico ma ormai sono passati diversi giorni. In casi del genere bisogna fare i conti con la propria coscienza e prendersi le proprie responsabilità». Le forze dell’ordine al momento hanno le mani legate: «Sono andata dai carabinieri per sporgere denuncia ma mi hanno detto che dovrà farlo direttamente mio padre, quando si sentirà un po’ meglio. La legge stabilisce che ha novanta giorni di tempo ma sinceramente – conclude la donna – spero che la donna che lo ha investito si faccia avanti prima».