Corte dei Conti condanna la Giannini: l'accusa è spreco di denaro pubblico

Ma l'avvocato: "Ha agito correttamente, abbiamo presentato Appello"

Stefania Giannini

Stefania Giannini

Lucca, 29 aprile 2016 - Deve pagare, perché colpevole di aver sprecato denaro pubblico. Questo è il giudizio in primo grado della Corte dei Conti sull’operato del ministro dell’Istruzione, la lucchese Stefania Giannini, che è stata ritenuta responsabile per dall’organo che si occupa di vigilanza in materia di spese pubbliche all’interno del bilancio dello Stato, di aver non prestato sufficiente attenzione nell’impiego di denaro pubblico. Giannini, dovrà pagare 9187 euro per il danno arrecato, quando la stessa era rettore dell’ateneo di Perugia, con una delibera del giugno 2008. Oltre a Giannini dovranno versare complessivamente 50mila euro anche altre 11 persone tra coloro che erano responsabili amministrativi e consiglieri di amministrazione all’epoca in carica all’Università per stranieri di Perugia.

Al centro del procedimento della Corte dei Conti è una delibera con la quale l’Università aveva approvato lo schema di contratto per prendere in affitto alcuni locali da destinare a centro ricreativo. La struttura poi non venne realizzata per questioni sorte successivamente. Secondo la procura contabile (che aveva quantificato in circa 340 mila euro il danno complessivo) la delibera era espressione di una scelta «incongrua e antieconomica» per un immobile «che sarebbe stato utilizzato solo in minima parte per esigenze istituzionali». I vertici dell’Università perugina hanno sempre sostenuto la correttezza del proprio operato. Al termine del giudizio però, la Corte dei conti pur «nel rispetto del merito della scelta dell’Università per Stranieri di locare l’immobile» ha ritenuto che questa esprima «un grado di attenzione, avvedutezza, prudenza e massimizzazione valutativa degli interessi pubblici perseguiti non adeguato all’importanza degli interessi stessi».

Ergo, Giannini e gli altri sono stati ritenuti responsabili. Tutti ricorreranno in appello. E per l’avvocato del ministro passato da Scelta Civica al Pd i segnali sono comunque positivi. C’è in sostanza ottimismo sul giudizio che arriverà in secondo grado. «Rimaniamo convinti – spiega l’avvocato Luigi Medugno – dell’assoluta correttezza del suo operato. Siamo certi che non ci siano comportamenti da sanzionare e per questo faremo appello contro la decisione che comunque già ridimensiona molto il danno contestato». Per l’avvocato Medugno il ministro «è serenissima».