Il saluto fascista? Allo stadio non è reato

Il giudice di Livorno assolve quattro ultrà. E spiega perché. Il caso si riferisce a Livorno-Verona del 2011

Saluto romano

Saluto romano

Livorno, 18 aprile 2015 - Il saluto fascista allo stadio non è reato, si tratta al massimo di pessima provocazione nei confronti della tifoseria rivale. È questo il senso delle motivazioni della sentenza con la quale nel marzo scorso il giudice di Livorno ha assolto perché il fatto non costituisce reato quattro ultrà scaligeri che nel dicembre 2011 durante la partita di serie B tra Livorno e Verona vennero colti dalle telecamere e poi identificati dalla Digos mentre facevano il saluto romano all'ingresso dello stadio Picchi.

Secondo le motivazioni della sentenza, infatti, i santuari del calcio non sarebbero i luoghi deputati alla propaganda politica. E in questo contesto quindi il gesto - seppur deprecabile - non mette a repentaglio la democrazia e la Costituzione del Paese, e soprattutto non determina - come invece prevede la legge - un pericolo concreto e attuale alla diffusione e alla pubblicazione di idee discriminatorie e violente che possano pubblicizzare un tentativo concreto di raccogliere adesioni a un progetto di ricostituzione del partito fascista.