Lucchini, M5S: "Se riparte Piombino riparte l'Italia. Servono più soldi per le bonifiche"

L'intervista al capogruppo stellato Dabiele Pasquinelli

Pasquinelli

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Livorno, 11 settembre 2014 -  SE RIPARTE Piombino, riparte l’Italia. Che cosa ne pensano i Cinque Stelle? «L’iniziativa va nella direzione giusta — afferma il capogruppo in consiglio Daniele Pasquinelli (che tra l’altro conosce da vicino la vicenda Lucchini in quanto lavora in fabbrica) — c’è bisogno di ricordare che questo territorio sta pagando un prezzo alto alla crisi. Se si rimette in moto il polo siderurgico si dà certamente un contributo importante all’economia italiana». Che cosa si deve fare per passare dai buoni propositi ai fatti? «L’Italia ha bisogno di un piano industriale nazionale — afferma Pasquinelli — non si possono affrontare i problemi separatamente, servono interventi in grado di creare le condizioni per un nuovo sviluppo. Non solo infrastrutture, ma anche bonifiche e scelte di politica industriale». E l’offerta di Jindal? «E’ tutta da valutare — spiega Pasquinelli — per ora non ne sappiamo molto. Purtroppo abbiamo già avuto esperienze come quella della Severstal. Inizialmente sembrava un progetto interessante. Si parlava di investimenti come il minimill. Poi non è andata così. A livello societario servirebbero più garanzie in modo che non si arrivi ad una dismissione improvvisa come è accaduto con i russi». E l’ipotesi della centrale a carbone? «Aspettiamo il piano industriale — afferma Pasquinelli — di certo anche con una tecnologia avanzata si tratta di un impianto di un certo impatto. Il problema dell’energia a costi contenuti esiste, però ci sono molte strade da percorrere anche nel campo dell’efficientamento energetico. Credo che si debba fare un esame generale e valutare tutto a partire dalla vecchia centrale Enel di Tor del Sale, tenendo conto in primo luogo della salute dei cittadini. Si è parlato di forni elettrici, ora di preridotto e utilizzo del metano. Vediamo i progetti poi potremo dare un giudizio». C’è anche la partita delle bonifiche ambientali. C’è un finanziamento di 50 milioni di euro e si prevede di iniziare i lavori tra pochi mesi. E’ un modo per ripartire? «Diciamolo chiaramente — spiega Pasquinelli — cinquanta milioni sono pochi per sistemare le aree del polo siderurgico. Teniamo presente che si tratta di una superficie complessiva di otto chilometri quadrati. E’ vero che in parte deve intervenire il soggetto privato, ma è anche vero che per tanti anni le Acciaierie sono state in mano pubblica e gli agenti inquinanti da rimuovere si sono stratificati nell’arco di decenni. Piombino ha dato molto all’Italia, le rotaie hanno rimesso in moto i treni dopo la guerra, l’accaio prodiotto qui ha contribuito a ricostruire il Paese. Ora è giusto che l’Italia dia qualcosa a Piombino. Fino a pochi giorni fa si parlava di 270 milioni di finanziamenti per l’autostrada Tirrenica, opera inutile e anche dannosa. Non sarebbe meglio destinare queste risorse alle bonifiche?»  L.F.