Mascagni, si insedia il nuovo presidente Luise: "Livorno torni internazionale"

Presentato il nuovo presidente dell'istituto musicale cittadino

Luise

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Livorno, 23 aprile 2015 - «Sono due gli obiettivi per il mio mandato. Il primo, sul piano istituzionale, riguarda il passaggio di questo istituto a una gestione di tipo statale. Sarà una svolta epocale e mi impegnerò perché i miei alunni possano sempre avere il meglio. L’altro obiettivo riguarda Livorno. La musica, e dunque l’arte, deve restituire alla città quello spirito internazionale che l’ha caratterizzata in passato. Livorno ha molte carte da giocare e spero che il nostro mare e la nostra cultura tornino ad attrarre persone da tutto il mondo».

Era pieno in ogni ordine di posti l’Auditorium Cesare Chiti dell’Istituto Mascagni per la cerimonia ufficiale del passaggio di consegne. Ieri, infatti, si sono chiusi gli 8 anni del mandato di Giulio Cesare Ricci. Adesso il presidente sarà Marco Luise. A dargli il benvenuto allievi, professori, ex alunni, istituzioni e molti volti noti della cultura livornese. «Si chiude un lungo percorso iniziato 8 anni fa – ha detto un emozionatissimo Ricci – e sono orgoglioso di aver portato l’Istituto a questo livello. Io mi chiamo Giulio Cesare e sono nato il 22 maggio, il giorno della nostra Patrona. Dunque sono un combattente. E in questo mandato ho lottato per dare ai ragazzi una struttura adatta alle loro necessità». A livello istituzionale, il Mascagni sta per vivere un passaggio epocale della sua storia.

«Di statalizzare i 19 istituti se ne sta parlando in Senato e sembra che la riforma verrà accolta. Gli enti locali non possono più reggere il peso economico di queste strutture. Lascio il testimone a una persona valida e sono convinto che questo progetto andrà a buon fine». In questi lunghi otto anni il Mascagni si è evoluto. Non sono stati anni facili e la crisi ha cambiato molte cose. Ma la musica e la passione per la musica sono rimaste invariate. «Ho sempre cercato di dividere scuola e problemi economici. I ragazzi non devono sentire il peso della crisi quando studiano e per questo mi sono impegnato per dare alle famiglie più bisognosi per far studiare i loro figli. Mi sono accorto che bisognava intervenire in modo diverso. Non potevamo piangerci addossi, rimanendo in città. Il problema di Livorno andava portato fuori, per andare alla ribalta nazionale. Questo mi ha dato la possibilità di conoscere moltissime persone, sia dentro che fuori dell’Istituto. E sono proprio i rapporti umani quelli che porterò sempre come ricordo di questi meravigliosi 8 anni».