Il Venezia è sempre in pole e vuole vincere per Gigi Suardi

I rossobianchi cercano il riscatto dopo il secondo posto nella Coppa Barontini. Emiliano Fanelli: «Complimenti all’Ovosodo, ma ora tocca a noi...»

IL SERRATE L’armo del Venezia all’arrivo della Barontini

IL SERRATE L’armo del Venezia all’arrivo della Barontini

Livorno, 30 giugno 2016 Fa un effetto strano presentare il Venezia come penultimo equipaggio in vista del Palio, dopo tre anni che l’equipaggio rossobianco è stato l’ultimo. Ma d’altra parte il criterio è sempre stato l’ordine di arrivo inverso della Coppa Barontini e stavolta, dopo tre Trittici consecutivi, il Cavallino Rosso ha ceduto il passo all’Ovosodo. «Ho fatto i complimenti al Benci che ci ha battuto – spiega lo storico dirigente Emiliano Fanelli –, anche perché è una cosa che non succede mai. Dal 2009 a oggi sono stati pochi quelli che ci sono arrivati davanti, prima o poi doveva accadere che avrebbe perso pure il Venezia. Anche perché il successo di qualcun altro, una volta ogni tanto, non può che far bene a tutto il movimento». Dopo aver stravinto la Risiatori, lasciando tutti indietro già dopo 500 metri e dando una dimostrazione della propria forza, i veneziani sono arrivati secondi due settimane fa. Un risultato che per un rione storico e glorioso come quello rossobianco equivale a una sconfitta imperdonabile. «Siamo il Venezia e la vittoria è nel nostro Dna. Abbiamo interrotto questa lunga serie di Trittici, ma al Palio chiunque vorrà vincere dovrà fare i conti ancora una volta con l’armo rossobianco. Ci stiamo preparando bene e abbiamo fame. Non abbiamo paura di nessuno e non temiamo neanche la boa». In effetti, statisticamente parlando, nella temibile boa 7 solo due volte ci è stato vinto il Palio. Accadde nel 1952 e nel 1953 ed è scontato dire che fu il Venezia a trionfare. L’Andrea Sgarallino, inoltre, ha ottenuto più vittorie di tutti nella gara che chiude la stagione. Ed è per questo che, sebbene quest’anno la concorrenza sia particolarmente agguerrita, il Cavallino Rossi è senza dubbio il favorito e l’armo da battere. Ma domenica i veneziani avranno una motivazione in più per vincere. «Il nostro presidente Gigi Suardi – conclude Emiliano Fanelli – è ancora all’ospedale. Sta meglio e si è ripreso. Ma non credo che ce la farà a essere presente. Lui è il numero uno incontrastato della cantina, una persona alla quale tutti vogliono bene. Io ci litigo mille volte al giorno, ma solo io posso farlo. I ragazzi sanno quanto la sua vita sia legata al Venezia e per questo daranno il massimo per dedicargli l’ennesima vittoria».

Mini Palio: I vogatori che non sono partiti dal Pontino, è partito dal Venezia. Buona parte dei più forti atleti del mondo remiero livornesi ha iniziato la propria carriera nella «cantera» rossobianca. Nel 2009 il nuovo ciclo del Cavallino Rosso, che poi ha vinto tutto quello che c’era da vincere, è partito proprio dal Mini Palio. Una scelta che molte cantine continuano a snobbare, ma che Gigi Suardi al tempo ebbe il coraggio di fare. Da allora ad oggi, i veneziani hanno continuato a sfornare tanti ragazzi. Molti sono rimasti all’ombra del campanile di San Ferdinando, altri sono andati a dar manforte al movimento, in un momento in cui di giovani in giro ce ne sono pochissimi. Addirittura, stavolta, il Venezia ha iniziato la stagione con 8 nuove leve. «Fosse per me – chiude Fanelli – farei chiudere le cantine di chi non allestisce il Mini Palio. I ragazzi sono il nostro futuro e il Venezia è sempre stato attento ai giovani. L’Under 18 di quest’anno è molto forte e puntiamo a vincere, sono convinto che faremo bene».

Ecco i nomi degli atleti del Venezia: Alessio Baldacci, Nico Bedini, Michele Bernini, Jonathan Bulfon, Federico Cecchini, Emanuele Del Bimbo, Leonardo Giuliani, Marco Mattiassi, Gabriele Napolitano, Cristiano Novelli, Matteo Pedani, Federico Piva, Gabriel Saccaro, Federico Suardi, Michele Moneta, Nicholas Crovetti, Andrea Faticoni, Alessio Fontanelli, Kevin Lemmi, Marco Marras, Gabriele Pericoli, Simone Quercioli, Lorenzo Serra, Denny Trocar, Lorenzo Verugi, Giorgio Tinucci.

Nicolò Cecioni