Un livornese "punta" al Rettorato: "L’Unipi sia ambiziosa"

L’ingegnere elettronico Giuseppe Iannaccone si è candidato alla guida del prestigioso Ateneo pisano

Il professor Giuseppe Iannaccone, candidato alla carica di Rettore dell’Università di Pisa

Il professor Giuseppe Iannaccone, candidato alla carica di Rettore dell’Università di Pisa

Livorno, 6 maggio 2016 - Un livornese tenta la scalata al Rettorato dell’Ateneo pisano. È Giuseppe Iannaccone (due parti di Irpinia, 40 di Livorno e 6 di Pisa, per la precisione), uno dei quattro candidati a guidare l’Università di Pisa. Partito da Avellino a due anni, si è trapiantato a Livorno dove è cresciuto: qui ha studiato al Santo Spirito, alle Micali e si è formato al Liceo Scientifico Enriques, per poi sbarcare a Pisa laureandosi con 110 e lode in ingegneria elettronica non ancora 24enne. E dal 1996 è professore di ruolo a ingegneria. Adesso, a 48 anni appena compiuti, si candida a guidare l’ateneo pisano. «Credo che l’Università di Pisa non sia stata sufficientemente ambiziosa negli ultimi anni – ci dice Iannaccone – mentre dovrebbe esserlo perché ha una grande tradizione: deve tornare ad attirare studenti ed avere prestigio, deve puntare su ricerca scientifica e formazione di alta qualità».

Perché si è candidato?

«Gli altri per me non avevano una visione ambiziosa e allo stesso tempo realistica, così ho deciso di scendere in campo. Sono il più giovane, credo che serva una buona dose di energia e che ci sia bisogno di un rinnovamento. Il mondo è cambiato, gli studenti viaggiano ed è necessario che cambi anche l’Università per guardare verso uno scenario internazionale. Dobbiamo attirare studenti da tutta Italia e guardare anche al resto del mondo».

Quali sono i punti forti del suo programma?

«Forte rilancio della ricerca, impatto sociale inteso come relazioni con il mondo economico e divulgazione culturale, attenzione alla qualità della formazione, riorganizzazione completa dell’amministrazione per puntare ad acquisire più risorse e usarle in modo efficace. Veniamo da un periodo di forte riduzione del personale docente, ma tra un anno si apriranno nuove prospettive ed è necessario programmare uno sviluppo attraverso una pianificazione vera. Dobbiamo puntare a essere tra le prime cinque Università d’Italia e tra le prime 100 nel mondo, mentre varie classifiche ci attestano oltre la 200ª posizione. È uno sforzo impegnativo, ma è in grado di liberare le energie migliori».

Fuga di cervelli: che ne pensa?

«In assoluto, è normale che ci sia mobilità internazionale degli scienziati e dei tecnici: oggi è più facile spostarsi e la globalizzazione è una realtà. Semmai preoccupa il fatto che sia a senso unico verso l’esterno, mentre abbiamo pochi “cervelli” in ingresso. Questo, però, dipende soprattutto dal sistema economico del Paese che assorbe un numero insufficiente di persone con elevata preparazione. Per il futuro sono ottimista, perché dopo un forte dimagrimento potremo mettere in moto assunzioni e ci sarà spazio anche per i nostri cervelli. Una Università che abbia rapporti stretti con il territorio e le imprese è necessaria per proporre una formazione più mirata: dobbiamo essere attenti a quello che accade intorno a noi e rispondere velocemente».

Come vorrebbe cambiare la formazione?

«Dobbiamo capire quali siano le novità migliori da introdurre, sperimentando cose nuove (formazione a distanza, corsi in inglese, impiego diffuso della simulazione): dobbiamo monitorare con attenzione e investire di più nelle cose che funzionano. Un mio micro esperimento sono tutte le mie lezioni su Youtube: ho 30 studenti in aula e 1300 followers...».