Autisti assunti in Portogallo per frodare il fisco, imprenditore indagato

Oltre sessanta lavoratori alle dipendenze di nota azienda di trasporti di Livorno. Danno a Inps e Inail per oltre un milione e mezzo di euro / VIDEO

Infografica della Guardia di finanza

Infografica della Guardia di finanza

Livorno, 28 aprile 2015 - Sessanta autisti assunti in Portogallo, ma in realtà lavoravano per una nota azienda di autotrasporto di Livorno, il cui titolare settantenne (amministratore unico della società) è adesso indagato per omessa denuncia dei lavoratori, frode fiscale e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La Finanza riferisce di contributi previdenziali non pagati per un milione e mezzo di euro.

Nei giorni scorsi il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Livorno ha concluso le attività investigative collegate all'indagine di polizia giudiziaria chiamata "Lusitania", coordinata dalla Procura di Livorno. E' emerso così il meccanismo fraudolento messo in piedi dall'imprenditore livornese: grazie all'aiuto di altre cinque persone, il 70enne si era avvalso di due società di comodo create in Portogallo, con sede a Lagoa, che servivano a mascherare l'effettivo rapporto di lavoro tra la società livornese e 61 autisti, fra i quali 57 extracomunitari di nazionalità moldava, georgiana, ucraina e russa, di età compresa fra i 35 e i 55 anni.

Le società portoghesi assumevano solo formalmente i lavoratori che, di fatto, svolgevano stabilmente la propria attività al servizio della società labronica; con le società portoghesi c'erano scritture private e contratti di distacco considerati dagli inquirenti "simulati", di conseguenza con false fatturazioni. Molte fatture sarebbero state pagate in contanti per una cifra superiore ai 200mila euro: una modalità insolita, soprattutto fra società di paesi diversi.

 

Infografica della Gdf

La frode - spiega in una nota la Guardia di Finanza - è stata realizzata aggirando la normativa comunitaria del distacco di personale, nata per favorire la libera circolazione dei lavoratori sul territorio dell'Unione Europea, nel rispetto però dei paletti previsti dalla normativa: il distacco deve essere temporaneo e il legame deve essere organico con la società "distaccante". Così facendo, invece, l'imprenditore avrebbe violato anche la disciplina dell'immigrazione clandestina; i dipendenti, infatti, erano in possesso di un permesso di soggiorno portoghese che consentiva loro di svolgere al massimo il servizio di navetta tra ilPortogallo e l'Italia, ovvero di transitare sul territorio italiano. 

Questo meccanismo, secondo le Fiamme gialle, ha determinato un danno all'Inps e all'Inail di un milione e mezzo di euro, pari cioè ai contributi previdenziali e assistenziali non versati nell'arco di sette anni per ciascuno dei dipendenti extracomunitari; l'omesso versamento di imposte (comprese sanzioni e interessi) per oltre 530mila euro, oltre alla concorrenza sleale nei confronti di altre società italiane che non potevano garantire tariffe basse come quelle della società in questione.

In relazione alla frode fiscale, infine, il Tribunale del Riesame di Livorno ha emesso un decreto di sequestro preventivo che ha colpito fra l'altro un apaprtamento a uso civile.