"Una raccolta fondi per svolgere analisi sull'acqua erogata dalla fontanelle pubbliche"

Cecina: gli attivisti del Comitato Sanità Pubblica tornano sul tema dell'emergenza idrica

Alcuni attivisti del Comitato Sanità Pubblica di Cecina durante un corteo

Alcuni attivisti del Comitato Sanità Pubblica di Cecina durante un corteo

Cecina (Livorno), 18 aprile 2017 - “Nei giorni scorsi si è svolta l’assembla popolare “Prevenire è meglio che curare” alla quale hanno preso parte una trentina di persone ad eccezione dei sindaci della Val di Cecina che seppur invitati non hanno creduto di dover portare il loro contributo. E’ da tempo che chiediamo al sindaco Samuele Lippi di indire un consiglio comunale aperto per trattare delle misure da mettere in campo rispetto all’eccesso di mortalità per malattie potenzialmente correlate all’inquinamento, che per quanto riguarda Cecina potrebbero essere ricondotte alla cattiva qualità dell’acqua e dell’aria”. Ad intervenire sono gli attivisti del Comitato per la Sanità Pubblica che con un comunicato chiedono all’amministrazione comunale di attivarsi.

“E’ ormai evidente – si legge ancora nella nota stampa – che le 139 morti in più rispetto all’atteso negli ultimi 10 anni, avvenute nel nostro Comune, non destano preoccupazione a chi lo amministra. Il dottor Marabotti, che nel corso del 2016 ha condotto insieme ad altri ricercatori uno studio che ha accertato un eccesso di mortalità, ci ha spiegato che le amministrazioni di Rosignano e Cecina il 29 gennaio hanno convocato il gruppo di scienziati da lui coordinato e una serie di enti – Ispo, Asl, Arpat e Cnr –, ma ad oggi è ancora tutto fermo e da quando verrà affidata la borsa di studio passerà un ulteriore anno. In assemblea abbiamo poi dibattuto della recente delibera regionale e del progetto Asa per individuare nuovi pozzi dai quali attingere acqua per uso civile. Il progetto si avvarrà di un finanziamento della Solvay, denaro che la multinazionale deve da anni alla Val di Cecina e che non è certamente sufficiente a compensare i danni causati in questo territorio per lo sfruttamento forsennato di acqua e sale che tra le costa veramente poco. Per dare un futuro ai lavoratori e a tutta la valle, più che andare ad aprire nuovi pozzi si tratta di chiudere quelli che Solvay ha in concessione lungo il fiume Cecina, procedere celermente alla bonifica dei pozzi inquinati e portare Solvay a costruire un dissalatore. Ci sembra che le risposte delle amministrazioni servono solo per prendere tempo: serve una mobilitazione popolare, attivando anche delle iniziative concrete come una raccolta fondi per effettuare le analisi dell’acqua erogata dalle fontanelle pubbliche presenti a Cecina”.