Infermiere morto in bici, atroce dubbio sul decesso di Stefano. "Cercato troppo tardi"

La fidanzata: "Soccorsi, procedura da cambiare"

Stefano Perrone

Stefano Perrone

Livorno, 25 aprile 2017 - IL CAPPELLANO dell’ospedale, don Placido, durante la messa che celebrerà questa mattina alle 9 nella cappella di viale Alfieri a Livorno dedicherà una preghiera a Stefano Perrone, l’infermiere del Pronto Soccorso deceduto tra sabato e domenica per una caduta accidentale sulla strada che dal Gabbro porta a Castelnuovo della Misericordia. L’uomo, 32 anni, aveva studiato a Pisa e qui si era formato professionalmente e per molti anni aveva abitato proprio a Pisa. Il giorno della disgrazia aveva appoggiato al guard rail la sua bici da corsa e si era allontanato forse per un bisogno, ma nel camminare sarebbe scivolato e precipitato nella scarpata battendo la testa. Le lesioni riportate gli sono state fatali. Alla funzione nella cappella dell’ospedale parteciperanno anche i genitori di Stefano. Era conosciuto e ben voluto dai colleghi e dagli amici che nella notte tra sabato e domenica sono stati i primi a mobilitarsi per cercarlo.

Era uscito di casa sabato alle 14.30 per il solito giro con la bicicletta tra Livorno e il Gabbro senza fare però ritorno. Di qui l’allarme lanciato dalla fidanzata Valentina che su Facebook aveva chiesto aiuto a tutti. Nella cerchia di amici e colleghi adesso crescono la rabbia e la delusione infatti perché la macchina ufficiale dei soccorsi è stata messa in moto solo domenica mattina. Sia loro sia Valentina se lo domandano. «Perché si permette di attivare la procedura di ricerca di una persona dispersa solo 24 ore dopo la segnalazione alle forze dell’ordine? Se le ricerche fossero state avviare subito con mezzi sofisticati e personale addestrato forse Stefano si sarebbe potuto rintracciare prima e magari salvare?». Queste domande ora non possono avere risposta perché i dettagli sul decesso di Stefano potranno essere definiti sono dopo l’autopsia disposta dal pm. Infatti il corpo di Stefano è ora a disposizione del medico legale alla camera mortuaria del cimiteri dei Lupi. Qui ieri sono arrivati i genitori di Stefano, giunti dalla Basilicata. Li ha accompagnati Valentina. Ma non lo hanno potuto vedere. «Adesso aspettiamo l’esito dell’autopsia – ci ha detto Valentina con un filo di voce – poi decideremo cosa fare. Ma una cosa è certa: quando sarà il momento sia io, sia i nostri amici e colleghi ci impegneremo con una battaglia civile per far cambiare le norme che regolano la ricerca delle persone disperse. Bisogna agire subito. Non si può perdere tempo prezioso...mai».