L’ecografia dopo il tumore? «Ripassi tra un anno...»

Cecina, la disavventura di un ex dipendente dell'Asl e la denuncia di don Reno

Ospedale (Newpress)

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Cecina (Livorno), 24 settembre 2016 - «A questo mio intervento – scrive don Reno Pisaneschi, leader del comitato pro-ospedale – devo premettere che finalmente dopo 8 anni ho ritrovato, e per di più in casa mia, il grande amico Remo Tamburini, che ha percorso un ripido calvario, senza che io lo potessi aiutare un po’ a camminare (perdonami, Remo). Ma l’amicizia autentica è davvero inestinguibile. Ma veniamo all’argomento. “Questo, Reno, il motivo del mio incontro – riepiloga il sacerdote il racconto dell’amico: “Sette anni fa fui operato di laringectomia e adesso ho bisogno di una ecografia in regione laterale cervicale sinistra e spalla sinistra. La richiesta è firmata dal dottor Massimo Gramaglia in data 6 settembre scorso. Mi sono presentato al Cup dell’ospedale di Cecina ed ho avuto questa risposta: ”Deve attendere fino ad agosto 2017”. L’impiegato, lasciando di farmi conoscere il giorno preciso – a questo punto non m’interessava più – se n’è andato; ma il conto ce lo dice perfino l’abaco: minimo, sono 350 giorni”».

«Sappiamo già cosa e come risponderebbe l’assessore regionale Saccardi all’unisono con la De Lauretis, direttorte generale dell’Asl Nord- Ovest: ”Purtroppo, nonostante tutta la buona volontà, non possiamo fare qualcosa di meglio per il signore da lei indicato, perché le regole valgono per tutti!”. Me lo immaginavo; ed il mio amico è sullo stesso rigo di canto e d’incanto. Tuttavia rispondo: “Il signor Remo Tamburini, operato per tumore da 7 anni, è un vecchio dipendente della Asl 6 che ogni giorno per 35 anni si è presentato sul lavoro con passione e precisione massima, lasciando da parte perfino il diritto a giornate di ferie non godute, perché il lavoro lo richiedeva (ne sono testimone personale come già cappellano del vecchio ospedale per 33 anni): “O tempora o mores” dicevano i latini: bei tempi e modi di vivere quelli passati. Adesso a chi chiede un esame necessario e non sportivamente rimandabile – a giudizio del medico e non del fabbro carraio o del professore di matematica – o gli viene negato per imposizioni fiorentine o rinviato a tempi biblici». 

«Rimane – conlude don Reno – solo una domanda, a nome di tutti i cittadini benpensanti e con esclusione della politica partitica: se tale richiesta l’avesse fatta uno dei dipendenti in questione, sopra citati – loro pure sono dipendenti perché pagati da noi contribuenti – avrebbe trovato perfino un addetto ad aprirgli la porta perché non si sforzasse. Il mio amico non è persona di minore dignità. Gli rimane un’unica uscita: “Aspetta e spera , oppure vai a pagamento!” Ecco quel che la nostra Tuscany Felix ci vuol far capire! Ma la vergogna rimane tutta intera!».