Il ‘gigante’ del Gruppo Antonini per l’Eni

La super piattaforma è destinata all’estrazione del petrolio al largo del Congo / FOTO

TITANICA Alcuni momenti del ‘varo’ della piattaforma petrolifera Litchendjli:  il gioiello che presto partirà alla volta  del CongoENZO MILLEPIEDI

TITANICA Alcuni momenti del ‘varo’ della piattaforma petrolifera Litchendjli: il gioiello che presto partirà alla volta del CongoENZO MILLEPIEDI

La Spezia, 4 novembre 2014 -  LA PIATTAFORMA “Litchendjli”, un altro gioiello della cantieristica spezzina, è scivolata lentamente dal piazzale della Navalmare al Muggiano-Pertusola, sopra il pontone galleggiante gigante fatto arrivare appositamente dal Mare del Nord per affrontare a breve il lungo viaggio che dal Golfo della Spezia alle coste dell’Atlantico la trasporterà al luogo di destinazione e di impiego, al largo delle coste del Congo. Per trasferire la piattaforma sono stati impiegati potenti treni su otto file di 16 ruote ciascuna, per un totale di 128 ruote, della società Fagioli, ovviamente capaci di sostenere un manufatto di tali dimensioni. Le operazioni di trasferimento sono iniziate prima del previsto, ieri mattina, per anticipare le annunciate avverse previsioni meteo (da allerta 1), che poi, vento forte a parte, hanno lasciato a dominare la scena intermittenti e beneauguranti raggi di sole in una atmosfera di orgoglio dell’ingegno e del lavoro. Il tutto mentre le maestranze dell’azienda hanno seguito fase per fase l’imbarco sulla piattaforma portata al livello della banchina del piazzale attraverso lo svuotamento di casse d’acqua, che assicurano appunto il raggiungimento dei livelli necessari secondo le diverse esigenze dei luoghi. In precedenza era stato posato “a prua” sul pontone, il modulo alloggi che sarà montato sulla piattaforma nelle acque del Congo. Erano presenti infatti tutti i componenti dei vari reparti che in soli quattordici mesi hanno realizzato la piattaforma, costruita su commissione della Società Eni Congo, dotata dei comfort più moderni per ospitare, una volta entrata in funzione nelle aree marine di estrazione del petrolio al largo della costa africana, trentacinque tra tecnici e uomini dell’equipaggio, che andranno a sostituire progressivamente “il corpo di spedizione” del Gruppo Antonini composto da settanta specialisti ai quali è affidato il compito di completare l’installazione in mare del gigante di ferro da 2.400 tonnellate. Per dare un’idea della complessità della piattaforma basti pensare che all’interno sono stati stesi cavi per 60 chilometri di lunghezza. A sovrintendere al varo della Litchendjli Eni-Congo, con il nome a caratteri cubitali che campeggia bene in alto, c’erano tutti i componenti della famiglia Antonini. C’erano il padre Claudio e consorte, i figli Massimo, Lorenzo e Simone, insieme all’amministratore delegato Giuseppe Altadonna, prodighi di informazioni sull’opera alla quale hanno concorso le tre società-aziende del Gruppo che fa capo a loro – Navalmare, Nuova Oma e Nuova Olmec – con la collaborazione della società di ingegneria Maris. È stata anche l’occasione, quella del “varo”, per sottolineare come i tre figli di Claudio siano tutti fortemente impegnati nelle storiche aziende della famiglia che ha sviluppato con l’Eni un lungo e proficuo rapporto di fiducia e di lavoro. Oggi il Gruppo Antonini è una delle realtà industriali (e non solo) più importanti della provincia: nelle tre aziende metalmeccaniche ha 700 addetti diretti e 300 indiretti, tra i dipendenti che lavorano nelle sedi e quelli che lavorano nei cantieri all’estero. Ad impartire la benedizione è stato don Federico Paganini, parroco di Lerici. Presenti il presidente dell’Autorità Portuale Lorenzo Forcieri con il dirigente Maurizio Pozzella e il presidente di Confindustria Giorgio Bucchioni e con il direttore Franco Antonini. Sulla terrazza della direzione al brindisi di saluto, su invito di Claudio Antonini, hanno partecipato invitati, dirigenti e maestranze. Sarà cura ora del personale specializzato preparare la piattaforma petrolifera che, trainata da un potente rimorchiatore di altura, solcherà il Mediterraneo e, dopo lo stretto di Gibilterra, l’Oceano Atlantico, un viaggio che si calcola possa durare da trenta a quarantacinque giorni, oscillazione dovuta ovviamente alle condizioni meteo-marine che si incontreranno nel corso della traversata. La partenza è prevista tra una settimana da Navalmare dove intanto procedono spediti i lavori per la costruzione di altre due piattaforme petrolifere costruite anch’esse per l’Eni ma destinate al Mare Adriatico. Il carico di lavoro è assicurato per diversi anni, anche per il ritmo serrato imposto ai periodi che vanno dai progetti, alle trattative e alle realizzazioni. Ma si pensa anche al futuro prossimo che qui si chiama studi avanzati nella tecnologia dell’eolico su piattaforme in mare che avrebbero una redditività anche superiore a otto volte di quella degli impianti eolici sulla terraferma, con l’ulteriore vantaggio di posizionare le piattaforme in location ideali, cioè più esposte ai venti.