Omicidio Benetti, parla l'accusato Bilella: "Io non l'ho vista morire"

Nuova udienza del processo che vede alla sbarra Antonino Bilella

Bilella in aula (foto Aprili)

Bilella in aula (foto Aprili)

Grosseto, 22 dicembre 2015 - Oggi al Palazzo di giustizia di grosseto è stato il giorno dell'interrogatorio di Antonino Bilella, il settantunenne accusato di avere ucciso Francesca Benetti, la proprietaria della tenuta di Potassa dove lui all’epoca lavorava come custode. Bilella ha accettato di rispondere alle domande su quanto avvenuto quel lunedì mattina quando la Benetti è scomparsa. Poco prima di mettersi a sedere al banco dei testimoni l’imputato si è fatto il segno della croce e ha ribadito al presidente della Corte di Assise, Giovanni Puliatti, “Voglio rispondere”.

Lei dice che è morta? Io non l’ho vista morire, quindi non posso dire che è morta”, così Bilella ha risposto al pubblico ministero Marco Nassi mentre stava rispondendo ai motivi che lo avevano portato a telefonare due giorni prima della scomparsa ai figli della donna. Pochi minuti prima, Bilella aveva dichiarato “Questa è tutta la verità”, in risposta alla domanda del pm Ferraro che lo aveva invitato a raccontare quanto accaduto quel 4 novembre 2013.

Interrogato sui rapporti con la proprietaria della tenuta, Bilella ha spiegato che i suoi rapporti con la donna scomparsa erano solo “di lavoro". "Non è vero che ero innamorato di lei - ha affermato con forza l'imputato -. Sono tutte bugie. A me non interessano le donne ora che sono anziano. Anzi le dirò di più, nonostante non andiamo d’accordo io sono ancora innamorato di mia moglie”. Bilella in quasi due ore di interrogatorio ha spesso negato quanto dichiarato dai testimoni che nelle precedenti udienze hanno raccontato come la Benetti non ne potesse più di lui, perché la tempestava di telefonate.

“A me non risulta che la signora pensasse così – ha risposto Bilella – anche perché se mi avesse detto di non chiamarla più io lo avrei fatto”. Ricostruendo quel quattro novembre 2013, quando la Benetti è scomparsa, Bilella ha avuto molti vuoti di memoria per quanto riguarda gli orari di quando la vittima se n’è andata da Villa Adua e di altri episodi accaduti quel giorno.

“Era arrivata alla tenuta intorno alle undici, undici e trenta – ha raccontato Bilella – siamo andati a fare delle foto a un confine e poi l’ho aiutata a portare un coppo d’olio nella sua abitazione. Mi sono lavato le mani e me ne sono andato nella serra. Lei è rimasta in casa, quando stavo tornando verso il mio appartamento, ho visto l’auto della signora che se ne stava andando”. “Quindi ha visto la signora che se ne andava?”, ha insistito il pm Ferraro. “No, non so chi stesse guidando – ha sottolineato Bilella – io ho visto l’auto che stava andando via, non so chi fosse alla guida”.

SULLE TRACCE DI SANGUE IN AUTO - "Non so come quelle macchie di sangue siano finite nel bagagliaio della mia auto. La macchina era aperta notte e giorno, quindi…”. Così Bilella, sotto interrogatorio da ore, ha risposto alle domande del pubblico ministero Ferraro su come sia possibile che il sangue della vittima fosse finito proprio in quel punto. “Non lo so proprio”. Sui motivi che lo hanno spinto, invece, a buttare via il pianale della Fiat Punto Van che aveva portato a rottamare e che per l’accusa è la vettura in cui è stato trasportato il cadavere della Benetti, l’imputato ha sottolineato di averlo fatto perché “spaventato da come si era comportato con me il maresciallo Mori. Ha detto che mi faceva arrestare. Mi sono spaventato. Non per altro, perché io sono pulito”.