Escluso dal concorso per Esercito e Marina, militare vince contro il ministero

Adesso la graduatoria dovrà essere aggiornata. Il problema? Un documento in copia

Esercito

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grosseto, 4 gennaio 2016 - Aveva ragione lui: quel documento chiesto in originale, andava benissimo anche in copia. Tanto più che l’amministrazione pubblica che lo attestava era la stessa che lo doveva ricevere per l’ammissione alla prova culturale della selezione per entrare nell’Esercito, nella Marina militare o nell’Aeronautica. Per questo un militare del Savoia Cavalleria di Grosseto ha di recente vinto la propria battaglia contro il Ministero della difesa. Il Tribunale amministrativo del Lazio, infatti, ha accolto il suo ricorso contro l’esclusione dalla graduatoria e contro il decreto con cui la stessa era stata approvata dal Ministero. La vicenda sa di una burocrazia che spesso si rinchiude in se stessa, creando corti circuiti. La vicenda giudiziaria che ha voluto affrontare il militare evidenzia come clausole e cavilli siano troppi e troppo spesso in contraddizione tra di loro.

La decisione del giovane di non arrendersi parte il 13 novembre dello scorso anno quando viene ufficialmente escluso dal concorso, perché tra la documentazione prodotta per partecipare alla selezione, un documento – l’estratto di servizio – era in copia e non in originale come previsto da uno degli articoli del bando di concorso, peraltro soltanto per coloro in servizio e non per i partecipanti in congedo.

Una "discriminazione" che non è stata compresa neanche dai giudici del Tribunale amministrativo che hanno accolto tutti i motivi di ricorso presentati dal militare assistito dall’avvocato Alessandro Berra. "Le spiegazioni dell’amministrazione (Ministero della difesa, ndr) non consentono di comprendere – scrivono i giudici della sezione prima bis del Tar Lazio – la ragione per cui le due categorie di concorrenti in questione sono state sottoposte a un regime documentale diversificato, quando le esigenze di speditezza e di certezza sono le stesse per entrambe le categorie".

Non solo, i giudici vanno oltre, sottolineando come se una diversificazione andava fatta, doveva essere al contrario. «Ad avviso del Collegio – si legge ancora nella sentenza – si ritiene che un volontario in servizio sia meno propenso a consegnare una copia alterata se non altro per evitare di incorrere nelle sanzioni disciplinari, che nel caso si aggiungerebbero a quelle penali per falso».

Ma c'è di più. Il Tar mette in evidenza come il comportamento della pubblica amministrazione in questa vicenda, sia "in contrasto con il sistema e la ratio della normativa sulla semplificazione amministrativa, in quanto aggravano ingiustificatamente gli oneri documentali dei candidati, in particolare di quelli che sono in servizio. A prescindere dalla discrimazione tra concorrenti". Insomma torto su tutta la linea al ministero della Difesa. Per questo il Tar ha accolto il ricorso e tutti i motivi aggiuntivi e ha condannato il ministero a pagare duemila euro di spese di giudizio. E la graduatoria, ora, deve essere definitivamente aggiornata con l’inserimento del militare.

cri.ru.