Un premio a Cinzia Th. "Nei film il mio mondo"

Alla regista il Gonfalone d'Argento della Toscana

Cinzia Th Torrini

Cinzia Th Torrini

Firenze, 30 ottobre 2014 - «UN PREMIO che mi offre la mia regione per me non solo è importante, ma è un po’ come un abbraccio. E sono doppiamente contenta perchè è un bel riconoscimento anche al mio lavoro e all’impegno: non c’è un film mio dove non ci sia anche un po’ di Toscana». Così parlò Cinzia Th Torrini all’annuncio del Gonfalone d’Argento che le verrà consegnato il 4 novembre alle 11 nella sede del Consiglio Regionale della Toscana. 

Cinzia cos’è il bello per lei? «E’ un’attitudine che mi ha contagiato da sempre, fin dal primo film, ‘Giocare d’azzardo’. Mi dicevano che io sapevo far recitare anche i paesaggi. Ma non capivo cosa volesse dire. Ho sempre saputo che per me è difficile fare certe cose che ad altri vengono benissimo, magari raccontare le barzellette: le rovino perchè non le so dire. So solo mettere insieme le immagini, questo è il mio limite. Ho studiato lingue, ne parlo cinque, forse mi viene da questo una specie di compensazione. Cioè far vedere le emozioni: credo che sia un po’ come chi sa disegnare».

Rai fiction ha prodotto “Un’altra vita” con la sua regia: è stato un trionfo.  «Ognuno ha una dote. Sono felice che sia stato un successo, grazie a un bel cast: con Vanessa Incontrada e Loretta Goggi è scattata subito la scintilla, sono due grandi professioniste e donne meravigliose. Peccato che non abbia potuto vivere questo successo perchè ero tra Tunisia e il Trentino a girare ‘Anna e Yusef’ di nuovo con Vanessa Incontrada. Una storia d’amore contrastata tra un’italiana e un arabo».

Cinzia la sua forza è l’essere rimasta la persona semplice di sempre: come vive il successo? «In modo carino: l’altra mattina in banca le impiegate sono venute a salutarmi a ringraziarmi. Ognuna in ‘Un’altra vita’ ci ha visto qualcosa di diverso e un po’ di sè. Mi ha fatto piacere sentir dire che quella realtà da fiction è in verità quella a cui molti aspirano. Non siamo dei numeri, siamo persone, ed è bello poter constatare che molte vorrebbero vivere in quest’atmosfera, forse da fiction, ma verosimile, dove tutti si conoscono. Un piccolo paese è una piccola comunità».

Ci ha mai vissuto così? «Io sì, certo. Sono nata a Firenze alla Nave a Rovezzano e in ogni mio lavoro, in ogni film c’è un pezzetto di me. E’ stata veramente speciale la mia infanzia: alla Nave ci si conosceva tutti. Da piccola in casa non avevamo la televisione e andavano a vederla da Tito al bar. Una notte mi sono svegliata e mi sono trovata sola perchè i miei erano lì. Scalza e in piagiama sono uscita di casa: ricordo come fosse ora che qualcuno mi prese in collo e mi potrò da Tito, alla tv. Ogni volta che faccio qualcosa attingo da me: compreso quando dedico un film agli artigiani di Firenze. Che sono il vero cuore di vita di una comunità».

Titti Giuliani Foti

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