Padre Lombardi, la "voce" di Papa Francesco

Incontro del direttore della Sala Stampa Vaticana con Maurizio Naldini, Paolo Ermini, Guido Torlai e lo storico Franco Cardini

LaPresse

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Firenze, 3 maggio 2016 - I termini che non stavano in cronaca, che venivano usati solo nei media d'area, sono oggi veicolati e in un certo senso restituiti al vocabolario comune. Il termine “misericordia” passa nel quotidiano, certo grazie al Giubileo, a come lo interpreta Papa Francesco, al lungo lavorio per una ricomposizione tra cultura umanistica e cultura scientifica che porta ad arricchirsi di conoscenze separate – con picchi più o meno acuti - da quasi due secoli. Gioca un ruolo non secondario il lavoro del portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, che unisce un parlare mite e chiaro a un'attenzione ben marcata a non far cadere la macchina comunicativa in nessun digital gap. E d'altra parte è il portavoce di uno che sa parlare da sé. L'incontro con Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha aperto la Settimana delle Comunicazioni sociali promossa dalla diocesi, in un confronto con quattro giornalisti - Maurizio Naldini, editorialista de La Nazione, Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino, Guido Torlai, caporedattore della sede Rai Toscana e lo storico Franco Cardini, editorialista del Qn – svoltosi nella Sala Verde dell'Ente Cassa e moderato da Antonio Lovascio. I media della Santa Sede, ha spiegato Lombardi, sono chiamati a vivere, come fa Papa Francesco, nella prospettiva della cultura dell'incontro e intendere la Chiesa come comunicazione nel senso più profondo. “La moltiplicazione delle possibili tecniche di comunicazione non vuol dire di per sé incontro – ha dichiarato a Radio Toscana - anche se tramite i new media tu puoi avere questa possibilità.

Ci sono forme di chiusura, di dipendenza, di giovani da questa cultura dei social media che vanno usati, fanno parte della nostra vita, ma dai quali non dobbiamo lasciarci dominare”. E porta un esempio positivo: Instagram, utilizzato con successo da parte del Vaticano: “L'immagine misericordiosa del Papa che incontra i profughi, accarezza i bambini, è estremamente efficace”. “Comunicazione e misericordia affiancati mi erano sembrati un azzardo”, ha detto per parte sua il cardinale Giuseppe Betori, e invece sono stati espressivi di un’altra operosa intuizione di Papa Francesco “con la quale lui ci aiuta a comprendere la verità dell’uomo”. Tanti i temi affrontati: la Chiesa parla di accoglienza “perché tante forze vanno nel senso opposto”, l'attesa per quanto dira il Papa sull'Europa venerdì, in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, il rapporto tra modernità e messaggio cristiano, quella stessa modernità che non di rado sottovaluta quella religiosità popolare che invece Francesco apprezza perchè sono strade che avvicinano tanti. Si parla anche di comunicazione che mira a produrre consenso istigando a dividere, a irridere, strumentalizzando e forzando (pensiamo ad esempio all'utilizzo della frase “io dico che bisogna costruire ponti e non muri”, pronunciata dal Papa e che aveva infiammato la reazione di Trump). La comunicazione che dialoga porta a unire. Anche quando si dialoga con Stati che non sono stati campioni di libertà, come Cuba o la Cina? Situazioni diverse, certo, tuttavia non si tratta di “canonizzare alcun regime ma... per il bene della gente meglio camminare su una via graduale di comprensione”. 

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