Con i giovani serve l'esempio

Il Direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 2 marzo 2015 - CARO DIRETTORE, non è raro per me, che abito in centro a Firenze (ma la cosa vale anche per altre città), imbattermi in ragazzi giovanissimi completamente ubriachi. Uno spettacolo penoso: sembra che queste acerbe vittime della società degli eccesi non sappiano divertirsi se non riducendosi come stracci. La colpa è di noi genitori?

Antonio Nozzini, via mail

 

CARO NOZZINI, la sua lettera mette il dito in una piaga grande come una casa, quella del disagio giovanile. Che, come immagina, è questione non facile da esaurire in poche righe, per di più da parte di un giornalista. Si potrebbe rispondere che i genitori concedono troppo ai figli, e quando questi hanno troppo, danno troppo per scontato. Quindi cercano l’emozione e lo sballo quando e dove non dovrebbero, perché l’alcolismo è una piaga vera, come la droga. Ma poi fai il severo e ti trovi il figlio che per eccesso si mette a bere... Come fai fai male, quindi? E’ questa la risposta? No, perché equivarrebbe a dire ai genitori «non fate niente». E invece serve fare. Serve fare più che dire, in altre parole serve l’esempio. Il buon vecchio esempio, come facevano i nostri nonni. Zitti, avanti e pedalare per la via giusta. Perché i ragazzi magari sono sordi o fanno da sordi, ma ci vedono benissimo. Meglio di quanto noi «grandi» pensiamo.

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