L’amore ai tempi di Facebook: quattordicenne scappa da casa in cerca dell'amichetto, trovata dai vigili

Saltata la scuola, era venuta a Firenze a trovare un16enne

Il primo approccio ai social network avviene in età sempre più giovane. E non è un dato positivo

Il primo approccio ai social network avviene in età sempre più giovane. E non è un dato positivo

Firenze, 18 aprile 2015 - Scusa se ti chiamo amore ai tempi di Facebook. Sentimenti delicati, però avventurarvisi con tutta la forza e i tumulti emotivi dell’adolescenza non è cosa priva di rischi per i protagonisti. E di affanni e di preoccupazioni per i loro genitori. C’è una storia bella che hanno scoperto i vigili urbani. Scoperto e risolto: la trasferta fiorentina di una ragazzina all’inseguimento di un coetaneo, trasferta fatta all’oscuro dei genitori che – è bastato un pomeriggio di black out ‘informativo’ – erano già piombati in piena angoscia.

Lei non ha ancora quindici anni, lui sedici: si conoscono sul social, l’amicizia, i messaggini e – mistero e potenza dei sentimenti – i cuori vanno in tumulto. Le dice un giorno il ragazzo: sai, presto mi dovrò operare alle tonsille, sarà difficile sentirsi e scriversi. Lei – il coraggio delle donne – non mette troppo tempo in mezzo e decide di andare a trovarlo. Ma come si fa ad avere il permesso dai genitori? Impossibile deve aver pensato lei, e allora mercoledì scorso la quindicenne "fa forca" a scuola, sale su un treno che dalla Ciociaria, dove vive, la porta a Roma. A Termini prende un Eurostar e arriva a Firenze Santa Maria Novella: più o meno 340 chilometri. Comincia a cercarlo per ospedali: prima a Santa Maria Nuova. Poi Careggi. Si muove in taxi coi soldi della paghetta. Però non trova il ‘suo lui’. Non è in ospedale semplicemente perché è già stato dimesso ed è tornato a casa.

A metà pomeriggio la ragazza, stanca, delusa e affranta, incrocia in via Cesalpino una vigilessa e un vigile. Timida: "Scusate, mi sapete dire per la stazione. Devo tornare a casa".

L’agente Giovanna Santini, in servizio con il collega Roberto Bucci per controllare la viabilità stravolta dai cantieri, intuisce subito qualcosa. Ancora non sa cosa, però è certo qualcosa che non va. Perdipiù quella bambina non ha un accento fiorentino, chiede aiuto però parla col contagocce, come se volevve nascondere qualcosa. La vigilessa ha il giusto tatto nel convincerla ad aprirsi con lei, a raccontare e a spiegare.

"Come mai sei qui a Firenze? E i tuoi genitori?" le chiede senza farla mettere sulla difensiva, ma piuttosto rincuorandola.

‘Vengo da Frosinone, ho un amico in ospedale...Volevo andare a trovarlo. Sono stata a santa Maria Nuova e a Careggi: ce ne sono altri di ospedali dove potrei andare a cercarlo?‘. Va be’ ci penseremo dopo pensano gli agenti. Intanto prendiamoci cura di lei. Ancora le chiedono dei genitori: ‘La mamma? Ho il cellulare scarico non ricordo a memoria il numero del suo cellulare...’.

"Va bene. Ora la cerchiamo insieme, le telefoniamo dal comando così intanto si tranquillizza". Naturalmente i vigili trovano indirizzo e telefono della famiglia della ragazzina; quando chiamano a casa, nel basso Lazio, risponde la madre, già stravolta dall’ansia e dalla preoccupazione. "Parto subito", dice la donna. In nottata, alle 23.30 è a Firenze per riprendere la figlia. Grande sospiro di sollievo, la ramanzina del caso è questione privata, tra la madre e la figlia. Nel frattempo però i vigili vogliono verificare che il sedicenne esista per davvero. Il rischio, non aleatorio, è che dietro un profilo facebook di un minorenne si nasconda un pedofilo, come ha chiaramente fatto vedere uno spot televisivo. Perché casi del genere si sono già verificati. Invece no, il sedicenne c’è. Esiste. Spiega però sua madre con sorriso da madre che "non può parlare, sa l’hanno operato alle tonsille...".

giovanni spano

 

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