Irrati, arbitro di civiltà

Il commento

Pistoia, 9 febbraio 2016 - L’ARBITRO pistoiese Massimiliano Irrati è il protagonista dell’ultima settimana calcistica. Mercoledì sera, durante il turno infrasettimanale del campionato, ha fermato per quasi quattro minuti Lazio - Napoli per i ‘buu’ razzisti rivolti al difensore di colore dei partenopei, Koulibaly. «Sospendendo la partita – ha spiegato il fischietto – ho fatto solo il mio dovere. Me lo consente il regolamento, anzi me lo impone. Ed è l’unica possibilità per stroncare questi fenomeni». Dal referto dell’arbitro è emerso che, fosse stato per lui, la partita sarebbe finita lì, ma per ragioni di ordine pubblico gli è stato imposto di continuare. A pochi giorni dalle scelta di Pistoia come capitale italiana della cultura, il pistoiese Irrati ha senz’altro reso onore alla città ma anche alla cultura della civiltà. E’ stato più forte lui di un sistema (uno Stato) che non riesce a gestire uno stadio di calcio.

Visto che lo spettacolo (?) deve andare avanti, razzisti o no, beceri o no, c’è da sperare che almeno l’esempio di Irrati arrivi sui campi di provincia. In fondo l’arbitro pistoiese sospendendo la gara per i cori razzisti (ma ce ne sono stati anche contro Napoli ed i napoletani) ha ribadito un principio semplice: quando un gioco diventa offesa gratuita, è bene non giocare più. Quante volte sulle tribune dei campetti di quartiere i genitori danno il cattivo esempio? Quante volte gli animi si surriscaldano per partite dei Pulcini? Quante partite minori dovrebbero essere sospese? Il calcio a certi livelli non è più un gioco da anni. Almeno sforziamoci di valorizzare l’esempio di Irrati dove ancora dovrebbe prevalere la gioia di tirare calci a un pallone senza pensare a vincere, irridere l’avversario o magari offenderlo. Solo scriverlo (ancora una volta) suona come una sconfitta, ma forse stavolta il suono di un fischietto aiuterà a migliorare davvero. Intanto Pistoia, capitale della cultura, si gode orgogliosa il suo ambasciatore in giacchetta nera.

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