Abuso d'ufficio in sovrintendenza, Acidini: "Ho sempre lavorato per lo Stato"

"Le dimissioni? Un fraintendimento. Vado in pensione". Nuovi dettagli sulle accuse: polizze assicurative irregolari per un milione di euro ABUSO D'UFFICIO IN SOVRINTENDENZA/ANCHE TOCCARE UN QUADRO E' UNA COLPA

Cristina Acidini (New Press Photo)

Cristina Acidini (New Press Photo)

Firenze, 23 settembre 2014 - E' serena perché ha "sempre lavorato nell'interesse dello Stato nei limiti delle leggi". All'indomani della notizia delle indagini che la vedono accusata di abuso di ufficio l'ormai ex sovrintendente al polo museale fiorentino, Cristina Acidini, si augura di avere "quanto prima, il modo di chiarire l'operato e le motivazioni del medesimo. E poiche' vige ancora la presunzione di innocenza, fino ad una condanna, ritengo che mi si debba considerare innocente". Nel mirino dei magistrati c'è una convenzione firmata dal predecessore di Acidini, Antonio Paolucci, anche lui indagato, tra la Sovrintendenza e una compagnia assicurativa. Per la procura l'incarico dato alla Axa-art sarebbe stato dato in maniera diretta e senza una regolare gara come vuole la normativa europea. Si tratta di polizze stipulate tra il 2006 e il 2013 per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro. Le disposizioni europee sarebbero state violate usando come "escamotage" il frazionamento degli importi. Oltre ad Acidini e a Paolucci sono indagati il segretario del sovrintendente fiorentino, Marco Fossi, e l'assicuratore, Marco Ciullini. 

Acidini chiarisce anche la questione dimissioni. Sono slegate dalla circostanza dell'inchiesta, aveva assicurato ieri.  "La parola dimissioni ha generato un piccolo fraintendimento: in gergo burocratico significa che chiedo di poter entrare in quiescenza, cioe' andare in pensione con un lieve anticipo rispetto alla scadenza anagrafica e contributiva. Ho chiesto di anticipare, avendo davanti un anno di vita lavorativa o poco più". E a poi negato di aver discusso con il ministro Dario Franceschini prima di prendere la decisione di lasciare. "Ho informato il ministero naturalmente. Il dialogo è aperto fino all'ultimo giorno utile, ma non ho motivo di credere che questo dialogo sia ricercato. Non vedo possibilità neppure per una permanenza, per una eventuale transizione. Formalmente occorre un decreto, che viene sottoscritto e poi inviato. Io non l'ho ricevuto". Acidini ha poi ribadito della "coincidenza cronologica" tra la diffusione della notizia delle sue dimissioni e quella relativa alle indagini aperte nei suoi confronti. "Sono vere entrambe, e questa coincidenza e' un fatto che si e' verificato, ma i percorsi sono indipendenti - ha spiegato - viceversa le mie dimissioni sono un fatto puntuale che si e' verificato quando ho messo a protocollo una lettera di richiesta al ministero il 5 settembre scorso". 

Dietro la scelta di dimettersi, ha detto Acidini, c'è la riforma del settore dei beni culturali: "Da quella che oggi è una competenza unificata, 24 musei in gestione diretta e la tutela territoriale del patrimonio della citta' di Firenze, si passera' ad una gestione che vede presenti non meno di cinque soggetti: Uffizi, Accademia, Bargello, Polo Regionale, Tutela Territoriale. Non era mia intenzione candidarmi per un quinto delle responsabilita' che, adesso ricopro interamente". "La mia richiesta di uscire dal servizio non significa affatto che non condivida la riforma - ha precisato - Quindi diffido dal far circolare interpretazioni improprie di questo mio gesto. Non c'e' nessuna polemica e nessuna sfiducia nei confronti della riforma, ma la ragionevole proiezione degli effetti della riforma, la quale, se ci limitiamo al quadro fiorentino, poiche' non sono interessata ad acquisire altre opportunita' in altre citta' d'Italia, vede letteralmente scomparire la struttura, da me adesso guidata, del Polo Museale".

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