Papa Francesco a leader riuniti in Belgio: “La guerra non e’ mai necessaria ne’inevitabile”

Ad Anversa, dove sono riuniti 350 esponenti religiosi, politici e personalita’ della cultura a cento anni dall’inizio della Prima guerra mondiale

L'incontro di Anversa

L'incontro di Anversa

Anversa, 7 settembre 2014 - Ucraina, Iraq, Siria, Libia. Nomi che evocano conflitti, distruzioni, persecuzione.  Perche’ dire che la pace e’il futuro? Non sarebbe piu’ semplice cedere, affidarsi a una logica di contrapposizione?  Ad Anversa, dove sono riuniti 350 leader religiosi, politici personalita’  della cultura a cento anni dall’inizio della Prima guerra mondiale,  si cercano e si praticano alternative alle spirali involutive del contrasto.  In apertura un messaggio di Papa Francesco molto chiari:  “La guerra non è mai necessaria, né inevitabile. Si può sempre trovare un’alternativa: è la via del dialogo, dell’incontro e della sincera ricerca della verità”.  Sono forse parole generiche, per  certi versi dovute?  Eppure ricerca della pace e della comprensione attraverso la preghiera “possono creare legami durevoli di unità e prevalere sulle passioni di guerra”. È giunto il tempo che i capi delle religioni “cooperino con efficacia all’opera di guarire le ferite, di risolvere i conflitti e di cercare la pace. La pace è il segno sicuro dell’impegno per la causa di Dio. I capi delle religioni sono chiamati ad essere uomini e donne di pace. Sono in grado di promuovere una cultura dell’incontro e della pace, quando altre opzioni falliscono o vacillano”.

Ed e’ la strada percorsa con grande coraggio dal patriarca siro ortodosso Aphrem tra Siria e nord Iraq dove la sua gente rischia di essere inghiottita dal totalitarismo del sedicente Califfato. Con lui ad Anversa c’è Louis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei.  Tra Iraq e Siria non e’ in corso una guerra di religione, ma un’altra cosa.  Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, Gran mufti dell’Egitto, che si e’rifiutato di apporre in patria la sua firma alle condanne a morte decise dal governo, non ha usato mezze parole: “Le religioni si devono alleare per resistere al terrore del Califfato. Il vero, puro Islam vieta la violenza, condanna il terrorismo, la distruzione, i massacri”.  E sottolinea:  “I musulmani devono avvicinare gli altri con cuore aperto, con il fine di giungere al chiarimento delle questioni e non di attaccare chiunque presenti un’obiezione, poiche’ questo non contribuisce al dialogo e alla comprensione”.

Dal pulpito della cattedrale di Aversa Aphrem scuote nel profondo:  “Dio è presente in mezzo a noi quando vediamo la speranza negli occhi di un bambino costretto a lasciare la sua casa e la sua città di Mosul in Iraq per un destino sconosciuto. Tale speranza questo bambino conserva perché crede che Gesù Cristo è con lui ed egli non sarà deluso…  Dio è presente in mezzo a noi, quando vediamo un padre che ha perso tutta la sua famiglia - padre, madre, moglie e due bambini – a causa di barbarici atti omicidi avvenuti a Sadad, in Siria – ed è ancora in grado di sorridere serenamente e di sottomettersi felicemente alla volontà di Dio che egli sa essere vicino a sé nella sua angoscia”. Parole che vengono da un popolo di fedeli privato dell'arcivescovo di Aleppo Mar Gregorios, sequestrato da piu’di un anno, come anche il greco-ortodosso Paul Yazigi e il gesuita Paolo Dall’Oglio. Li ha ricordati Andrea Riccardi, fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio, Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio non ha nascosto che parlare di pace oggi può sembrare solo un augurio:« La guerra è tornata sul territorio europeo tra Russia e Ucraina – ha detto – e l’architettura del Medio Oriente è saltata in due anni, mentre i profughi fuggono perseguitati dal Nord Iraq. La Siria è in preda a una guerra dilaniante e inumana. Storie dolorose che nascono anche dalla riabilitazione dello strumento della guerra, ma pure dalla commistione tra religione e violenza».  «La forza del cammino nello spirito di Assisi è confermare che non c'è guerra e violenza in nome di Dio», e questo è tanto più vero di fronte a “guerre più disumane” e a “un peggioramento rispetto alle stesse modalità della guerra previste dalle convezioni di Ginevra sui prigionieri e feriti, nonché dal diritto umanitario”. La disumanità delle guerre attuali è dimostrata - ha continuato Riccardi-  dall’esibizione delle crudeltà, “in genere fino a ieri occultate da chi le commetteva, invece usate come arma oggi in un tempo globale: massacrare e far mostra dell’orrore (donne e uomini, umiliati, scacciati dalle loro case, denudati, fucilati o peggio) è vero terrorismo”.

Anche questi sono gli aspetti cupi di quello che Papa Francesco chiama “ il sinistro fantasma del conflitto armato”, che un secolo fa si manifestava nelle trincee dell’Europa divisa e ora nel quadro di una terza guerra mondiale fatta di frammenti: “In questi giorni in cui non pochi popoli nel mondo hanno bisogno di essere aiutati a trovare la via della pace, questo anniversario ci insegna che la guerra non è mai un mezzo soddisfacente a riparare le ingiustizie e a raggiungere soluzioni bilanciate alle discordie politiche e sociali”. In definitiva “ogni guerra, come affermò Papa Benedetto XV nel 1917, è una ‘inutile strage’. La guerra trascina i popoli in una spirale di violenza che poi si dimostra difficile da controllare; demolisce ciò che generazioni hanno lavorato per costruire e prepara la strada a ingiustizie e conflitti ancora peggiori”.  Non si puo’ rimanere passivi di fronte a tanta sofferenza, a tante ‘inutili stragi’. Le diverse tradizioni religiose con i mezzi della preghiera e del dialogo, che sono correlati e si arricchiscono a vicenda – sottolinea il Papa –  possono nello ‘spirito di Assisi” dare un contributo alla pace” . Preghiera e  dialogo -          e nella liturgia ad Anversa si e’ pregato per la pace anche in Israele e Palestina - servono a ricordare che “la ricerca della pace e della comprensione attraverso la preghiera possono creare legami durevoli di unità e prevalere sulle passioni di guerra”. Questo  e’un punto decisivo di declinazione che passa attraverso il quotidiano di ogni essere umano.  

Michele Brancale 

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