L’Amorino di Firenze a Lampedusa. "Caravaggio messaggero di pace"

Il direttore degli Uffizi, Schmidt, è partito per l’isola con un volo militare

Il dipinto, scortato dai carabinieri, lascia la galleria di Palazzo Pitti

Il dipinto, scortato dai carabinieri, lascia la galleria di Palazzo Pitti

Firenze, 2 giugno 2016 - Carabinieri, mezzi blindati, volo militare. Alle nove di ieri mattina, il piazzale di Palazzo Pitti sembrava un check-point di frontiera, con gli uomini dell’Arma del nucleo tutela patrimonio culturale, pronti a partire e il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, intento a seguire gli ultimi dettagli del delicatissimo trasferimento del “fanciullo”, già inscatolato a prova di disastro.

Direttore Schmidt, ma davvero serve tutta questa scorta e tutta questa sicurezza?

"Come no, serve eccome, ma non per me, per lui!"

Schmidt sorride e sospira. In due forzieri, uno dentro l’altro, è adagiato e impacchettato l’Amorino dormiente di Caravaggio – in un terzo la cornice – , staccato giorni fa dalla parete della Galleria Palatina a Pitti, per diventare la superstar del “Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo” che sarà inaugurato venerdì 3 giugno a Lampedusa. Un museo che nasce dalla collaborazione di numerose istituzioni culturale, con il Mibact in testa e il museo del Bardo di Tunisi, per rendere omaggio alle tante vittime del mare, decedute o scomparse nel tentativo di raggiungere una terra della speranza. Che però non è mai arrivata. Fra loro giovani, donne e bambini. Così come è un bambino L’amorino dipinto da Caravaggio intorno al 1608.

Perché ha scelto di inviare proprio questa tela fra le migliaia custodite nei nostri musei?

"Tutti noi siamo rimasti straziati dal vedere il piccolo Aylan, il bambino siriano morto sulla spiaggia turca l’anno scorso. Una tragedia che purtroppo si è ripetuta tante altre volte, persino qualche giorno fa. E l’Amorino dormiente di Caravaggio, che ci rammenta quella creatura, è un modo per riflettere su questa crisi umanitaria che sembra non avere fine".

L’Amorino dorme, ma potrebbe essere morto...

"E’ probabile che Caravaggio abbia preso per modello un bambino malato o addirittura morto. Anzi, in molti hanno ipotizzato che quello dipinto fosse davvero un neonato deceduto. Ma a parte questo, nella tradizione greca, il sonno era considerato fratello della morte e Caravaggio trae ispirazione da questa una tipologia".

E poi è un quadro “nato” in mezzo al mare...

"Certo. L’Amorino fu dipinto nel 1608 a Malta, dove Caravaggio era approdato per chiedere asilo all’ordine dei Cavalieri, perché ricercato dalla giustizia. E quindi l’opera torna nel suo ambito geografico d’origine, un’isola al centro del Mediterraneo, non lontano da Lampedusa. Da Malta l’artista fuggì verso la Sicilia, risalendo poi lungo costa tirrenica per approdare nel 1610 sulla spiaggia di Porto Ercole, dove morì. Si può pensare al destino di un uomo braccato, simile a quello dei profughi di oggi".

Quanto e come sarà esposto a Lampedusa?

"Sarà al posto d’onore, al centro del primo piano del museo, dove resterà fino al 3 ottobre. Poi tornerà a Firenze alla Galleria Palatina. L’auspicio è che non sia solo un triste memento, ma che dia un segno di speranza. Speranza e amore, per abbattere le barriere dell’egoismo e per combattere l’indifferenza verso i profughi. È questa la ragione vera della scelta del capolavoro di Caravaggio per questa mostra".

Lei non lo lascia un secondo questo Caravaggio...

"Viaggio con lui sull’aereo militare, accompagnato e protetto dai carabinieri che ci scorteranno fino al museo di Lampedusa. I capolavori sono come le persone: non c’è prezzo per la loro perdita, perché tutti i soldi del mondo non ce li potranno comunque restituire".

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