"Dalla Sicilia alla Toscana in bus per compiere rapine": scattano gli arresti / VIDEO

I banditi si spalmavano uno spesso strato di colla trasparente sulle mani prima di entrare in azione, per evitare di lasciare impronte digitali

Un momento della rapina in banca

Un momento della rapina in banca

Firenze, 25 maggio 2017 - Sette ordini di custodia cautelare, tre in carcere e quattro ai domiciliari, sono scattati per una presunta banda di trasfertisti rapinatori di banca. Gli uomini finiti sotto la lente degli investigatori avrebbero agito sia in Toscana che in Veneto. I reati contestati, a vario titolo, soni quelli di rapina, furto e lesioni. Secondo quanto emerso dalle indagini, condotte dalla squadra mobile di Firenze e coordinate dalla procura del capoluogo toscano, gli indagati si spostavano dalla Sicilia con auto prese a noleggio, per mettere a segno i colpi nel centro e Nord Italia. Avrebbero commesso almeno sette colpi nelle province di Firenze, Venezia e Verona.

Gli arresti sono in corso a Caltanissetta, Catania, Misterbianco (Catania), Treviso e Venezia. Durante le indagini, iniziate nel 2016, sono state arrestate sei persone in flagranza di reato e sono stati recuperati circa 100 mila euro.

Le indagini sono state avviate nel giugno del 2016, successivamente alla rapina commessa alla Cassa di Risparmio di San Miniato, a Firenze, con un bottino di circa 130mila euro. Le indagini - con tanto di intercettazioni telefoniche e ambientali e analisi del traffico telefonico, hanno consentito di acquisire "gravi elementi indiziari", come riferisce la questura, nei confronti di un gruppo criminale, composto prevalentemente da pregiudicati siciliani, ritenuti autori anche di altre numerose rapine messe a segno a Firenze e nel Triveneto.

Di solito entravano in tre nei locali delle banche, con un “palo” all’esterno, in contatto telefonico con i complici tramite utenze “citofono”, con il compito specifico di avvisare dell’eventuale ingresso di ulteriori clienti che venivano puntualmente privati dei cellulari e, in alcuni casi, chiusi a chiave all’interno di stanze della struttura.

Poi i dipendenti venivano costretti a digitare i codici di sblocco delle casseforti, talvolta attendendone la apertura temporizzata. Dopo aver consumato il delitto, infine, spesso lasciavano perdere le proprie tracce tornando a Catania con il pullman di una azienda di trasporto privato, confondendosi tra gli ignari viaggiatori.

Il gruppo criminale è sospettato di vari episodi: la tentata rapina di fine luglio alla Credem di Firenze, che non andò a termine perché quel giorno non vi era fondo cassa disponibile all’interno della filiale; della tentata rapina di metà settembre in un'altra filiale fiorentina della Cassa di Risparmio di San Miniato, che fallì perché un cliente cercando di fuggire fece scattare una porta “allarmata”; della rapina di fine settembre, a Sesto Fiorentino, alla Cariparma, bottino di 25mila euro; della rapina di ottobre, a Venezia, alla Carige, 10mila euro di bottino e un dipendente della banca ferito; della rapina di ottobre, a Verona, alla Ubi Banca che fruttò circa 110mila euro; della rapina di dicembre, a Venezia, alla Banca di Credito Coopoerativo di Marcon – Venezia nel corso della quale furono rubati circa 80mila con un dipendente della banca ferito.

Le investigazioni della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile, coordinate dal Sostituto Procuratore Fedele La Terza della Procura fiorentina, hanno portato altresì a 6 arresti in flagranza di reato, lo scorso mese di dicembre, all’individuazione di “basisti” a Firenze ed a Venezia, nonché al recupero di oltre 100mila provento delle rapine, restituiti agli istituti legittimi proprietari.

Un particolare emerso durante le indagini: fra le accortezze dei banditi, quella di spalmarsi uno spesso strato di colla trasparente sulle mani prima di entrare in azione, per evitare di lasciare sul posto impronte digitali che sarebbero state preziose per la loro identificazione.

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