Overdose fatale nel parcheggio. Tre spacciatori accusati della morte

I carabinieri hanno ricostruito la verità sul decesso di Emanuele Liuni

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Empoli, 28 ottobre 2014 - FU TROVATO morto lo scorso 9 febbraio nel parcheggio della Pubblica Assistenza di Cerreto Guidi, nei pressi della Coop di via Pianello val Tidone. Il corpo senza vita di Emanuele Liuni, 38 anni, giaceva a terra, seminudo, senza scarpe. L’autopsia accertò che la morte era stata causata da un’overdose di eroina. Liuti, tossicodipendente, stava scontando una pena nel carcere di Sollicciano, ma si trovava a casa in virtù di un permesso premio di cinque giorni.

Le circostanze alquanto strane del rinvenimento del cadavere hanno fatto venire più di un dubbio ai carabinieri che subito avviarono un’attività d’indagine. Il cerchio si è chiuso ieri con l’arresto di tre persone: una coppia di fidanzati di Lazzeretto, Fabio Morelli di 45 anni e Cristiana Seri 46enne, e uno spacciatore di Montelupo, Rosario Carmine Viti di 49 anni, tutti e tre finiti ai domiciliari con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e morte come conseguenza di altro delitto.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Liuni, che quel giorno avrebbe dovuto fare ritorno nella casa circondariale fiorentina, fece uso della dose fatale in casa della coppia: i tre si conoscevano da tempo e nei giorni precedenti, il 38enne, appena tornato a casa, aveva riallacciato i rapporti con i due fidanzati perché in grado di fornirgli eroina. Già due giorni prima del decesso, Emanuele aveva avuto continui contatti telefonici e frequentazioni con la coppia di Lazzeretto, dedita allo smercio di eroina e metadone sulla “piazza empolese”, che a loro volta si rifornivano della droga dallo spacciatore di Montelupo Fiorentino.

Le indagini hanno consentito di ricostruire gli eventi e gli ultimi momenti in vita di Liuni, che la mattina del 9 febbraio ha contattato la coppia di Lazzaretto sicuramente per passare le ultime ore di libertà, prima del rientro in carcere, nella loro abitazione ed assumere eroina che loro stessi gli avrebbero fornito. Dopo una prima assunzione, Morelli è tornato dal suo spacciatore di Montelupo per acquistarne ancora e poi rincasare per riprendere a iniettarsi stupefacente. Il fisico di Emanuele, non abituato a dosi massicce di eroina, dato che negli ultimi tempi non poteva assumerne in quanto detenuto in carcere, non ha retto a quell’ultima dose tanto da morire verosimilmente nella casa della coppia che, sicuramente per non avere guai con la giustizia, ha caricato il corpo del Liuni in macchina scaricandolo poi nel parcheggio di Cerreto Guidi. Un primo passo falso della coppia è stato quello di telefonare al 118 dicendo, in forma anonima, che in quel parcheggio c’era il corpo di un ragazzo deceduto. Il resto lo hanno fatto le minuziose indagini dei carabinieri della compagnia di Empoli e della stazione di Cerreto Guidi. di IRENE PUCCIONI