Sparatoria di Castelfiorentino, aggressore sparito nel nulla, trovata la sua auto

Due le persone raggiunte da colpi di arma da fuoco

La scena della sparatoria (Nucci / Germogli)

La scena della sparatoria (Nucci / Germogli)

Castelfiorentino, 11 gennaio 2017 - Abbandonata. Ricoperta di ghiaccio. Così è stata ritrovata l’auto del giovane albanese di trentaquattro anni che, lunedì sera, avrebbe seminato il panico in piazza Gramsci a Castelfiorentino, ferendo gravemente due marocchini a colpi di pistola calibro trentotto.

Il movente? Una banale lite, al momento, a quanto sembra, niente di più. L’auto, una Bmw grigia con targa straniera, è stata vista e segnalata al 112 da alcuni passanti, ieri mattina: era nel Pian Grande, nel territorio di Montespertoli. Immediato è scattato l’intervento dei militari in via Fontana: lì è stata recuperata la berlina, posta sotto sequestro.

Del suo proprietario, con piccoli precedenti a carico, al momento, non vi sarebbe traccia: l’uomo, boscaiolo avvezzo a fatiche e temperature rigide, potrebbe essersi allontanato a piedi o potrebbe aver chiesto aiuto a qualche conoscente far perdere le sue tracce. L’auto non avrebbe dato grandi risposte agli investigatori.

Procedono serrate le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Empoli che, nella giornata di ieri, hanno continuato a svolgere accertamenti e ricerche. A tappeto. Ben oltre i confini dell’Empolese. A quanto sembra, l’uomo sparito nel nulla risulta residente a Certaldo, tuttavia non avrebbe una dimora fissa. In passato avrebbe vissuto nel Senese, prima di arrivare a Castelfiorentino dove avrebbe trascorso un periodo a Dogana.

Un volto noto della zona, insomma, che, ogni tanto, capitava nel locale di piazza Gramsci, dove lunedì è scoppiata la lite culminata in sparatoria.

Erano da poco passate le 22.30, quando il trentaquattrenne, ubriaco dopo qualche bevuta consumata in un altro locale, è arrivato. Subito ha affrontato a muso duro uno dei marocchini, accusandolo di avergli rubato il telefono. La lite si è spostata all’esterno. L’albanese, nonostante avesse ritrovato il suo telefono in auto, non ha mollato la presa.

Si è messo alla guida e ha tentato di entrare con la macchina nel bar, è stato bloccato e si è allontanato. Tornando una decina di minuti dopo, armato: da capire dove abbia recuperato la pistola, estratta poi all’indirizzo dei due marocchini, di trenta e trentacinque anni, pure loro con precedenti. I due, nel tentativo di disarmare l’assalitore, sono stati raggiunti rispettivamente da un proiettile al femore e da uno al pube.

Le loro condizioni restano gravi, anche se non sono in pericolo di vita: sono ricoverati al San Giuseppe, uno in traumatologia, l’altro in chirurgia. Proprio le ogive recuperate hanno permesso di stabilire che l’arma usata dall’albanese è una calibro 38. Almeno tre i colpi esplosi, stando ai testimoni, ascoltati a lungo dai militari.

S. P.