Mariambini, incubo a occhi aperti. Viaggio nel parco della droga

Siringhe abbandonate, degrado ovunque. E residenti esasperati

Parco Mariambini

Parco Mariambini

Empoli, 22 novembre 2017 - In apparenza, il Mariambini, tra gli spazi verdi del centro di Empoli, è un quadretto da incorniciare. In apparenza. Lasciato il vialetto territorio di pedoni e amanti della viabilità slow, il contesto è un altro. Racconta di tossici schiavi della droga, di siringhe usate e abbandonate nel verde, di fazzolettini per tamponare un filo di sangue conseguenza di un ‘buco’ mal riuscito.

Insomma, conferma la sua anima nera, degradata, da territorio of limits. Perché i resti di momenti consumati tra stupefacenti da iniettarsi o aspirare sono a pochi metri dai giochini per i più piccoli. Alcuni sono usurati dal tempo e dai vandali, sempre pronti a scrivere pennarello alla mano dediche, messaggi e riflessioni, altri sono più nuovi. Con i colori vivaci e la ‘carrozzeria’ impeccabile, sono evidentemente arrivi delle ultime ore. Ma bastano arredi impeccabili a migliorare l’aspetto di un parco dalle potenzialità importanti almeno quanto le sue pecche? Forse, ma per restituire il parco alla città serve anche altro, a partire da controlli e pulizie. Perché i difetti, gravi e pericolosi, sono sotto gli occhi di tutti. Difetti come brutti giri e una percezione di sicurezza ridotta all’osso. Per averne la certezza basta scambiare due battute con i residenti di via Bisarnella,la strada che costeggia il muro a pietra confine tra giardino pubblico e viabilità.

«E’ imbarazzante  questo parco. Fate due foto che è meglio, fatele. Qui non ci si sente tranquilli» è lo sfogo di un giovane che vive dall’altra parte della strada. «L’altro giorno una signora in bicicletta è stata strattonata da un uomo che voleva rubarle la borsa – racconta –. Ma si può? In pieno giorno, in centro, sotto gli occhi di nonne con i nipotini nel passeggino». Una voce, la sua, perfettamente inserita in un coro di «preferisco passare lungo la strada, soprattutto la sera». Quando il buio cala, il parco diventa una tana per sbandati, senza una meta. Lo si capisce bene passeggiandoci al mattino.

Dietro uno dei muretti in pietra, quinte tra un livello e l’altro del grande giardino stretto tra viale Petrarca e il ‘giro’, ci sono i resti di falò accesi nell’erba. Alcuni più datati, con il braciere di fortuna coperto dalle foglie, altri, ben fatti mettendo insieme pietre e mattoni, freschi freschi. Accanto, anche una griglia da barbecue improvvisato, segno che per qualcuno il parco Mariambini è la cucina di una casa senza pareti né tetto. Un luogo da vivere ai margini e dove sballarsi, incuranti di essere visti, incuranti di lasciare aghi sporchi di sangue tra verde e costruzioni abbandonate. Come se il parco non fosse (o meglio non dovesse essere) uno spazio di gioco per bambini curiosi, a caccia di nascondigli in cui avventurarsi con gli amichetti, in sicurezza.