Insulti alla memoria: svastiche sui muri di Fucecchio

La croce uncinata è stata disegnata lungo le scale che collegano parcheggio a zona ospedale

Scritte vandaliche a Fucecchio. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli

Scritte vandaliche a Fucecchio. Foto Gianni Nucci/Fotocronache Germogli

Fucecchio, 11 ottobre 2016 - «L’idiozia non merita commenti». Ma certo è difficile tacere quando, alla ricerca di uno scorcio tra città e colline, incappi nella croce uncinata. Un simbolo sacro, reso dal movimento nazista l’emblema della discriminazione. Fa riflettere che settant’anni dopo ci sia ancora qualcuno che gioca con la storia e con la morte di chi non era considerato degno da Hitler e seguaci. E lo fa disegnando svastiche, sulla vetrata di un finestrone, poi su un muro e infine sul pavimento. Spray blu o pennarello, mano lesta, leggerezza di testa. Almeno si spera.
E’ triste ma è così: l’augurio che possiamo farci – aldilà di ogni inclinazione politica – è che chi, a Fucecchio, ha vergato le scale che dal nuovo parcheggio portano alla zona dell'ospedale San Pietro Igneo pensasse di fare una ‘figata’. Uno scarabocchio come altri, soltanto più tremendamente ‘famoso’. Insomma, per una volta l’auspicio di tutti è che dietro quel gesto ci sia solo ignoranza. 

Lo dice pure Sergio, uno dei fucecchiesi che salendo le scale parallele ai due ascensori pubblici, non ha saputo restare in silenzio. «Bisogna dire che questi luoghi hanno bisogno di un controllo che vada oltre al volontario che, con un piccolo contributo, gira per la struttura con una pettorina a significare la sua mansione e senza nessuna autorità – riflette su Facebook –. A ogni modo, educhiamo i nostri figli al rispetto delle persone e delle cose, ma soprattutto spieghiamo loro cosa hanno significato certi simboli». Il popolo social è d’accordo con lui. Ed è difficile fare altrimenti, soprattutto in un territorio che ha pagato caro il nazismo. Ha pagato con vite, con donne e bambini, trucidati in un eccidio che ancora i sopravvissuti ricordano con le lacrime agli occhi. Lacrime cui è difficile restare indifferenti. Emozioni ‘bipartisan’.

«Poveri noi, povera Italia», scrive Giulia. Ognuno nel – forse troppo – democratico mondo dei social dice la sua. Opinioni, considerazioni, parole. Il dato di fatto è che le svastiche sono ancora lì e sarebbe bene toglierle e in fretta. Sarebbe un segnale. Di attenzione verso la cosa pubblica e pure verso una storia che fa ancora male.

Samanta Panelli