Edoardo alla conquista delle stelle. In orbita l’idea del 24enne empolese

Il lavoro di un team di venti universitari nel razzo dell’Agenzia europea

Edoardo Mancini

Edoardo Mancini

Empoli, 16 gennaio 2017 - Insieme a un team di altri 19 studenti darà vita a un progetto che potrebbe avere notevoli risvolti nell’ambito della ricerca spaziale. Lui è Edoardo Mancini, 24 anni, iscritto alla facoltà di Ingegneria Aerospaziale all’università di Pisa. L’empolese fa parte di una squadra allestita ad hoc per un esperimento che avrà una particolare unicità: sarà effettuato in assenza di gravità. Progetti del genere solitamente sono accessibili solo a scienziati ed ingegneri di grandi agenzie spaziali, ma grazie al programma Rexus-Bexus di Esa gli studenti si sono guadagnati il posto su un razzo sonda che porterà l’esperimento in volo parabolico fino a un’altitudine di circa 90 chilometri per poi ricadere verso terra. Succederà in Svezia nel prossimo mese di marzo.

Il progetto si chiama Uphos (Upgraded pulsating heatpipe only for space) ed è un esperimento che studia il comportamento di un dispositivo per lo scambio termico senza organi in movimento: il Php, o tubo di calore pulsante, permette la dissipazione di calore e il raffreddamento di corpi caldi. Questo tipo di dispositivo è già stato approfonditamente studiato e applicato a terra: mai però è stata studiata una sua applicazione in assenza di peso. Riuscendo a dimostrare un incremento di efficienza del dispositivo è possibile ipotizzarne un futuro utilizzo in applicazioni spaziali, campo in cui la sua semplicità costruttiva e la sua completa passività sono molto interessanti dal momento che permetterebbe una manutenzione del dispositivo pressoché nulla. Mancini e i suoi colleghi hanno progettato, costruito e testato il loro esperimento, ideato dal professore di termodinamica Sauro Filippeschi, e lo faranno volare nello spazio a marzo.

«Per me è davvero una grande soddisfazione – spiega lo stesso Mancini – e il lavoro che abbiamo portato avanti in questi mesi è stato eccezionale. Sono entrato nel progetto grazie a un colloquio di selezione: sono stato scelto e per me è stato veramente un privilegio. Adesso non vediamo l’ora di arrivare a marzo e far partire questo razzo».

Insieme alle menti più brillanti dell’università di Pisa, Mancini spera che tutto vada per il meglio. «Eravamo divisi in sotto team che si occupavano dei vari comparti. Io – prosegue lo studente empolese – mi occupavo di montaggio, integrazione e test». Il suo sogno, ora che è prossimo alla laurea, è quello di rimanere in ambito spaziale. «Mi manca ancora un esame, ma ci siamo quasi. Cosa vorrei fare da grande? In molti – confessa Mancini – mi chiedono se il mio sogno sia quello di fare l’astronauta, ma a me piace di più la progettazione. Tanto per farvi un esempio, è come una macchina di Formula 1: l’astronauta è il pilota del veicolo, quello che vorrei fare io è invece l’ingegnere che lo progetta».