Medicina di base e Case della salute: «Il futuro nel lavoro sul territorio»

Il dottor Nedo Mennuti traccia l’identikit del nuovo sistema

Asl 11 di Empoli

Asl 11 di Empoli

Empoli, 21 giugno 2017 - L’attenzione ai servizi territoriali è stato uno dei fiori all’occhiello dell’Asl 11, poi confluita nel ‘mostro’ Toscana Centro. Non è quindi un caso se il dottor Nedo Mennuti, empolese, guida le attività sul territorio dalla plancia di comando fiorentina. Nel territorio della vecchia Asl 11 ci sono 9 Case della salute, gruppi di medici di famiglia che lavorano in una stessa struttura e che in prospettiva potranno fornire una serie di servizi innovativi. Come la presa in carico di pazienti cronici, evitando quindi ricorsi frequenti all’ospedale. Quella empolese di Sant’Andrea in parte già li offre. Le Case dovranno diventare 19, tre della quali a Empoli.

«Possiamo dire – afferma il dottor Mennuti – che l’Empolese Valdelsa e il Valdarno da questo punto di vista sono messe meglio del resto della Toscana». Il medico ha diretto la Società della salute dell’Empolese, diciamo il punto di riferimento locale per le attività territoriali. «La Società è l’ente che propone alla conferenza dei sindaci le linee guida su cosa si fa sul territorio e, una volta ottenuto il via libera, provvede a mettere in atto quando stabilito». Ma adesso la conferenza dei sindaci non c’è più, visto che l’Asl riunisce tre province. «Infatti stiamo pensando di introdurre nuovi strumenti». C’è da ricordare che il referente per la sanità della Città metropolitana di Firenze è il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, che però non risulta avere molto personale per gestire quella che, anche in tempi normali, è una patata bollente.

«Aggiungo poi – prosegue Mennuti – che le Società della salute dell’Empolese Valdelsa e del Valdarno a fine anno si unificheranno. L’obiettivo a livello locale, ma anche più generale, è quello di avere una maggiore attenzione per le esigenze dei territori. Dobbiamo anche sapere che bisogna cambiare la cultura dei cittadini, soprattutto per i malati cronici. Se procede la nuova ‘veste’ delle Case della salute, ci saranno meno corse all’ospedale per questioni risolvibili anche a casa con l’impegno, oltre che del medico di famiglia, pure degli infermieri. Non possiamo poi nasconderci che ci sono troppi ospedali: se vogliamo che diano i migliori risultati i medici ospedalieri devono fare molte prestazioni per acquisire competenze. Tanto per fare un esempio, al Karolinska Institut di Stoccolma (celebre ospedale ‘patria’ di premi Nobel, n.d.r.) i posti letto di ostetricia sono 5, con 5/6.000 parti l’anno. Al San Giuseppe, 1.000 nascite ogni anno, i posti letto sono 35. Il segreto degli svedesi? Interventi sul territorio davvero seri che abbassano le degenze senza creare problemi ai pazienti. Oggi servono grandi strutture che garantiscano la professionalità dei medici ospedalieri, ma sul territorio è il servizio infermieristico che fa la differenza, oltre al lavoro dei medici di famiglia.

Pensiamo a un modello di attività per cui assegneremo al territori di riferimento di ogni aggregazione funzionale dei medici di famiglia (nella zona sono 7) gli infermieri che provvederanno all’assistenza di base, come in buona parte viene fatto nell’ex Asl 11». Per quanto riguarda la ‘forza’ del territorio, da noi ci sono 176 medici di medicina generale, a cui si aggiungono i 43 dottori della guardia medica. Gli infermieri ospedalieri sono 571, mentre i territoriali sono 105. I posti letto del grande ospedale dell’area, il «San Giuseppe» di Empoli, sono 386, mentre il «Degli Infermi» di San Miniato ne conta 28 e il «San Pietro Igneo» di Fucecchio arriva a 44.