La piaga del caporalato anche in Toscana, la denuncia: "Uomini trattati come schiavi nei campi"

Parla un sindacalista della Flai-Cgil

Il sindacalista Francesco Baccanelli

Il sindacalista Francesco Baccanelli

Empoli, 28 settembre 2015 - "Insieme a noi la mattina presto arrivano nei vigneti lavoratori portati da pulmini, o furgoni, abbastanza misteriosi. Sulla fiancata non ci sono indicazioni, e dai mezzi scendono persone che non indossano la tuta fornita dalla ditta, hanno una semplice maglietta e le scarpe da ginnastica, non quelle antinfortuni (con tanti saluti alla sicurezza). E da un giorno a un altro le facce possono cambiare». In questi pochi tratti che riguardano l’abbigliamento e i volti, raccontati da operai agricoli a Francesco Baccanelli della Flai-Cgil, c’è tutto il dramma della forma più odiosa di lavoro, il caporalato. Il caporale che la mattina presto ‘chiama’ i lavoratori in qualche piazza, o altro luogo, della città non è un retaggio del passato o un’esperienza presente solo al Sud Italia: negli anni i sindacalisti ne avevano già parlato su queste colonne, in quel caso con riferimento all’edilizia quando il mattone era ancora un settore interessante, ma il fenomeno non è scomparso.

Parliamo di vigneti, ma probabilmente il ricorso al caporalato nei campi è più vasto. «In base alle segnalazioni che ricevo – spiega Baccanelli della Cgil – i lavoratori portati dai caporali sono una cinquantina che ‘operano’ a Cerreto Guidi, a Vinci e nella zona di Villanova, a Empoli. Naturalmente il fenomeno non è confinato all’Empolese Valdelsa: lo si ritrova anche in altre parti della Toscana».

Ma poi, a rendere difficile la vita di chi lavora in agricoltura c’è anche il lavoro grigio, quello, per capirsi, che si sostanzia, ad esempio, nel lavorare sei giorni la settimana e vedersene accreditare ai fini contributivi e previdenziali tre. «Il problema non riguarda poche persone, visto che, secondo i nostri calcoli, questo tipo di occupazione grigia tocca il 60% del totale, vale a dire 1.200 lavoratori circa. I problemi più grossi si registrano in Valdelsa, ma resta il fatto che siamo di fronte a una situazione intollerabile.

Crediamo che non si possa far passare la ‘deregulation’ perché ne viene impoverito il territorio visto che i lavoratori hanno meno soldi in tasca. Il problema, poi, colpisce le aziende corrette che sono soggette ai controlli pubblici e subiscono la concorrenza sleale delle imprese irregolari. Facciamo anche notare che la legge sul caporalato, promessa dai ministri Martina (agricoltura) e Orlando (giustizia) dopo i casi di morte per il caldo nei campi, non è stata fatta, mentre il decreto contro i dipendenti delle istituzioni museali in seguito al caso dell’assemblea dei custodi del Colosseo è arrivata in un batter d’occhio».