PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Editoriale

Papa Francesco, l'inevitabile

L'editoriale del direttore Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 12 marzo 2017 - Siccome quattro anni sono sufficienti per tracciare un bilancio, è possibile tornare con la memoria a quel 13 marzo di quattro anni fa quando alle otto di sera dalla loggia della basilica di San Pietro si affacciò un argentino sconosciuto che disse buonasera. Nessuno lo conosceva, e anche stavolta - come nel 1978 - tutti pensarono a una sorta di errore.

Dal saluto che seguì si capì invece che non era stato un errore, e soprattutto che l’elezione appena avvenuta rappresentava una svolta epocale sia nella Chiesa sia nell’umanità. Un papa sudamericano, un papa gesuita, un papa che aveva scelto di chiamarsi come nessun altro prima di lui aveva avuto l’ardire di fare. In questi quattro anni Bergoglio ha mantenuto le promesse, o i timori, sulla sua effettiva capacità di scuotere la Chiesa e le coscienze di tutto il mondo.

Francesco è stato ed è un Papa che scuote, che interroga, il credente e il non credente, chi lo ama e chi non lo ama. E di fronte all’iniziale approvazione generale sono man mano cresciute le perplessità dentro e fuori il perimetro cattolico. Francesco è un Papa incendiario, che fedele al motto del fondatore dei gesuiti Ignazio di Loyola, Ite inflammate omnia, ha fatto l’incendiario.

Avversato dal fronte tradizionalista per le aperture in materia di morale, contestato da molti cattolici per le sue prese di posizione sui migranti, sulla critica alla società occidentale, ha trovato nemici ovunque. Oltre, ovviamente, a milioni e milioni di persone che lo adorano. Dopo Giovanni Paolo II con lui è tornato un papa capace di smuovere le folle.

Per noi è forse anche ingiusto giudicare un pontificato tale e tanta l’ampiezza di pensiero e azione, ma l’idea che al momento scaturisce sul quadrienno bergogliano è quello di un papa inevitabile. Con l’Occidente avvitato nella propria empasse un papato «del sud», un papato inedito e scardinante, spaesante, fuori dalle mediazioni pre-ordinate era nelle cose. A suo modo, un’anticipazione cattolica del ciclone che sta adesso sconvolgendo il mondo, che si chiami populismo o trumpismo. Un terzomondismo che si fa oltremondismo culturale. Un papato comunque rivoluzionario, dopo il quale nella Chiesa e non solo niente sarà più come prima.