Meningite, il panico corre su Whatsapp

Il commento

Luca Boldrini

Luca Boldrini

Prato, 28 ottore 2016 - Beata la tecnologia e soprattutto beato chi ha il cervello per saperla usare. Un pensiero che, di questi tempi, va bene per tutte le stagioni, adesso più che mai. Già, perché l’inverno sta arrivando e porterà con sé – presumibilmente – un’altra infornata di casi di meningite. Speriamo pochi e leggeri, ma ci saranno. E di fronte a questa, come ad ogni altra tematica sanitaria, gli sconsiderati potranno di nuovo abusare della tecnologia per fare confusione. Non che prima gli sciocchi non ci fossero, è che non avevano gli smartphone per farsi sentire e rimanevano contenuti nella loro ristretta cerchia di conoscenze.

L’ultimo esempio ce lo dà la città di Prato, dove un giovane è stato ricoverato per infezione da meningococco. Per fortuna nel giro di pochi giorni la sua situazione clinica è migliorata. Appena uscita la notizia del suo ricovero, però, migliaia di pratesi hanno ricevuto un messaggio su Whatsapp (ripreso poi su numerosi gruppi di Facebook) che invitava alla profilassi anche i frequentatori di un notissimo ristorante del centro storico. Eppure l’Asl non aveva indicato quel locale nella lista dei luoghi frequentati dal giovane. Manna per i complottisti, che vedono il marcio ovunque. Eppure la spiegazione è semplice (e bastava leggere il giornale per capirla): in quel locale il ragazzo aveva solo svolto uno stage di due settimane senza entrare in contatto con il pubblico, quindi niente profilassi per i clienti. Eppure in tanti hanno dato retta a un anonimo messaggiatore prima che alle autorità sanitarie. Senza contare l’ingiusto danno di immagine per un ristorante tirato in ballo in un fatto di cronaca senza motivo.

Se Asimov scrivesse oggi le leggi del «social networking» la prima sarebbe senz’altro: «Imparate a riconoscere le fonti ufficiali». La seconda: «Non diffondete in circolo contenuti non verificati». In altre parole, talvolta il silenzio (digitale) è d’oro.