Rignano, le colpe dei padri

Il commento al voto

Stefano Cecchi

Stefano Cecchi

Firenze, 12 giugno 2017 - Le colpe dei padri ricadranno sui figli. Sembrava un vecchio, datato ammonimento dell’Antico Testamento, è una vaticinio di un’attualità deflagrante. Perché le colpe di un padre, che nel caso ha un nome e un cognome preciso, Tiziano Renzi, potrebbero davvero ricadere in maniera pesante sul figlio Matteo.

Sì, il voto di Rignano, piccolo comune di 8.800 anime alla periferia di Firenze, potrebbe davvero avere il fragore metaforico di una sconfitta biblica. L’uomo che, per colpa del padre, non sa più vincere neppure a casa sua. L’uomo che si fa battere da un medico di campagna che appena 5 anni fa aveva fatto eleggere sindaco e che ora, complice la brutta vicenda Consip e il caratteraccio di Tiziano, gli si è rivoltato contro in un feuilleton ottocentesco dal finale vendicatore.

Per carità: nell’economia del potere renziano, l’episodio è quasi marginale, spiccioli di dominio territoriale che se ne vanno, una piuma elettorale. E’ che in questa stagione della politica dove più che l’essere conta l’apparire, un Renzi che risulta incapace di convincere la gente che più lo conosce da vicino, la sua gente, è una potenziale metaforica negativa capace di erodere l’immagine del decisionista tuttodunpezzo.

Una sorta di piccola palla di neve capace di generare una valanga politica destinata a mettere in difficoltà la sua immagine di vincente accompagnato dagli dei. Di uomo della provvidenza benefica. E tutto per gli scatti d’ira e il carattere manicheo di un padre che non ha saputo fare un passo indietro nel nome del figlio. Rignano, luogo biblico senza quasi averne contezza.