Vespucci, posti da salvare

Il commento

Firenze, 27 ottobre 2017 - Mi preme intervenire sulla vicenda degli 800 esuberi che pendono su altrettanti lavoratori della Società Toscana Aeroporti, perché credo vada fatta un po’ di chiarezza e stabilire di chi sono le responsabilità in campo, e chi ha gli strumenti e il ruolo per dirigere nella giusta maniera una vertenza che rischia di essere tra le più pesanti in una terra come la nostra, già colpita da gravi crisi occupazionali. Prima di tutto occorre ricordare che la Regione Toscana detiene il 5,29% delle quote di Società Toscana Aeroporti, e il settore pubblico arriva a circa il 30% delle quote: ma vi sembra normale che i soci pubblici non sono stati informati del piano esuberi dai soci privati? I soci pubblici, espressione di enti locali governati dal Pd, cosa fanno per tutelare il loro ruolo e la loro funzione? Ci sarebbe piaciuto sentire qualcosa su questo tema dalla consigliera Monia Monni del Pd, che insieme al suo partito, l’altro giorno ha bocciato una nostra mozione in Consiglio regionale che - se approvata - avrebbe garantito una adeguata tutela dei lavoratori.

In base ai dati diffusi dalla società pochi giorni fa, il polo aeroportuale toscano supera per la prima volta la soglia dei 6 milioni di passeggeri: 4.186.798 a Pisa che per la prima volta va oltre i 4 milioni, e Firenze che per la prima volta gira la boa dei due milioni con 2.067.821 passeggeri. Crescono anche gli utili fino a 10,4 milioni, più 17,1% rispetto ai primi nove mesi del 2016. Eppure c’è il rischio concreto di esubero per 800 lavoratori dei due scali, 500 a Pisa e 300 a Firenze. Ma non ci avevano detto, ai tempi dell’integrazione societaria tra Firenze e Pisa, che sarebbero aumentati, insieme al numero dei passeggeri, anche i posti di lavoro? “Ci sarà sviluppo e lavoro, nei primi tre mesi del 2015 abbiamo assunto 30 persone”, assicurava il presidente della nuova società. Stesso refrain da parte del governatore Enrico Rossi, che diceva: “Più sviluppo e più occupazione” arriveranno dall’integrazione tra le società che gestiscono gli scali di Firenze e Pisa.

Si parla di esternalizzare i servizi, in base a una direttiva europea che prevede, per gli aeroporti con traffico superiore ai 2 milioni di passeggeri annui, di disporre “il libero accesso al mercato dei servizi di assistenza a terra ai prestatori di servizi”. Bene, però questa esternalizzazione può e deve essere governata fissando paletti: stesso livello occupazionale, salariale e normativo (contratto nazionale lavoratori trasporto aereo). La concorrenza è sacrosanta, ma va fatta sul servizio che si offre, non sulle spalle dei lavoratori e famiglie. Senza il supporto del settore pubblico, gli aeroporti non si sviluppano. Gli Enti Locali hanno poteri e competenze in materia di Pit e trasporti, le facciano valere. Il Pd e la maggioranza di sinistra che governa la Regione Toscana abbia il coraggio di condurre questa trattativa senza penalizzare i dipendenti di Toscana Aeroporti, tutelando gli attuali livelli occupazionali.

* Marco Stella è vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana