Vince il duello sui bond argentini: banca condannata a pagare 100 mila euro

Una causa durata dieci anni e in fondo l'imprenditore riprende i suoi soldi: un istituto deve dimostrare di aver informato correttamente sui possibili rischi

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Arezzo, 29 novembre 2015 - E' la settimana dei bond. C'è spazio anche per un ritorno di fiamma di quelli argentini. Un imprenditore aretino dell’abbigliamento ha ingaggiato con quelle obbligazioni un vero corpo a corpo. Il tribunale di Firenze ha infatti condannato la banca a risarcirlo.

L’industriale, difeso dall’avvocato Adolfo Bendoni, aveva acquistato nel 2001 trecentomila euro di bond emessi dal governo argentino, investimento che pareva allettante per l’altissimo rendimento garantito. Poi il patatrac. L’Argentina andò in default e le obbligazioni divennero carta straccia. Ma nel 2005 lo stato sudamericano riconobbe un risarcimento per i possessori dei bond e assegnò loro altri titoli con scadenza 2038, con valore nominale decurtato di circa un terzo.

L’imprenditore si ritrovò nuovi titoli per 200 mila euro (rivenduti subito) e un passivo ridotto a 100 mila. Da lì la lunga causa chiusa davanti al giudice monocratico fiorentino Marione. La banca è stata condannata al pagamento di centomila euro, la differenza fra l’esborso iniziale e il ricavato della vendita dei titoli successivi.

Motivo? La non corretta informazione sui rischi di acquisto. Non basta che il cliente abbia firmato un semplice documento informativo in mancanza di un altro contenente le caratteristiche dei titoli, il loro grado di rischio, la salute dell’emittente. E l’onere della prova, aver cioè adempiuto alle prescrizioni, sta alla banca.