Sagre, un affare da dieci milioni: e riesplode la protestta dei locali. "Così non paghiamo dipendenti e fornitori"

Chiedono un tavolo di confronto ai comuni e il risarcimento dei danni con un taglio alle tasse almeno d'estate

La sagra di Castel Guelfo (foto Isolapress)

La sagra di Castel Guelfo (foto Isolapress)

Arezzo, 8 luglio 2015 - L'"industria delle sagre" ha riaperto. Un fenomeno a sei cifre, che mette a tavola mezza provincia e ce la mette, sommando tutti gli eventi, centinaia di serate all'anno. L'ultima stima aveva misurato circa 150 appuntamenti di livello più un mondo frastagliato di feste ed eventi appesi tra circoli, squadre di calcio e pro loco difficile da calcolare con esattezza. In ogni caso un volume di affari che oscilla dai 10 ai 15 milioni di euro. E decine di migliaia di avventori pronti  a sedersi dappertutto pur di avere la soddsfazione di una cena sotto le stelle.

Sagre che tengono banco soprattutto d'estate anche se poi appuntamenti di stagione se ne trovano durante tutto l'anno. E che tra i loro vantaggi contano su squadre quasi esclusivamente di volontari: forti della fiducia che i guadagni restano in zona, alimentando iniziative e a volte perfino infrastrutture nelle frazioni se non addirittura casi di altruismo e solidarietà. Una rete capillare: e decine di appuntamenti nel capoluogo ma poi la sorpresa dei piccoli e grandi comuni che vantano quasi altrettanti eventi, con punte ad esempio in realtà come Castiglion Fiorentino o Talla.

E puntuale come ogni anno scatta la guerra delle sagre. L'urlo di rabbia dei locali che lamentano una concorrenza sleale e condizioni di difficile sopravvivenza. Stavolta il segnale arriva dall'associazione pizzerie aretine di Confcommercio.

"Basta con le finte sagre che drenano clienti ai nostri locali. O mi Comuni si decidono a regolamentarle in maniera divresa o ci diminuiscono le imposte nei mesi estivi. Così non ce la facciamo più a pagare dipendenti e fornitori" è lo sfogo di Renato Pancini, presidente dell'associazione.

"Sabato scorso su 120 coperti ne avevo coperti solo 30: non è un caso". Parla di una situazione fuori controllo e che disegna una realtà diversa da quella promessa: "non prodotti tipici ma consumazioni ordinarie, dalle bistecche alle pizze". Un fuoco di fila di accuse, la richiesta che i Comuni aprano un tavolo di confronto. E la richiesta minima che i danni vengano considerati in qualche modo.