Ex Bpel, Rosi e caso Vicenza: "Due pesi e due misure, accaniti con noi e morbidi con loro"

L'ex presidente torna su uno dei nodi della questione Banca Etruria. "Mai esistita una Opa su di noi". INTERVISTA INTEGRALE SU LA NAZIONE DI OGGI

Lorenzo Rosi

Lorenzo Rosi

Arezzo, 19 febbraio 2016 - La via crucis della Banca di Vicenza vista da Lorenzo Rosi, ultimo presidente dell’Etruria prima del commissariamento di febbraio 2015.

Ha letto dei problemi vicentini? «Sì, ma non è una sorpresa, si sapeva che non navigavano in acquie tranquille».

Qual è il pensiero che le sorge spontaneo? «Sono stati usati due pesi e due misure, con Banca Etruria il pugno di ferro, in altre vicende una linea molto più morbida. Alla fine dell’ultima ispezione le rettifiche sono state portate al 66%, il patrimonio rimasto a quel punto era di una settantina di milioni. E sono arrivati i commissari. Per Vicenza gli accantonamenti sui deteriorati sono al 42%, se li portassero al 66% salterebbe tutto».

Cosa sarebbe successo se fosse andata a buon fine l’aggregazione fra Vicenza e Arezzo? «Non poteva succedere. Quello di Vicenza era un bluff, non avevano la volontà reale di acquisire Etruria. Mai è stata presentata un’Opa per l’acquisto e anche se avessimo accettato le condizioni presentate, loro di sicuro si sarebbero tirati indietro entro novembre. L’interesse era strumentale all’aumento di capitale di 1,78 miliardi. Ma alla prima occasione uscì di scena».