Giovanni Consorte al contrattacco: "Con Banca Etruria sono rimasto fregato io"

"Garanzie per venti milioni contro i 12 di credito". E il finanziere racconta le origini dell'operazione

Giovanni Consorte (Fotoschicchi)

Giovanni Consorte (Fotoschicchi)

Arezzo, 28 maggio 2016 - «Banca Etruria ci ha rimesso con me? Semmai è il contrario. Sono io, anzi è Intermedia che ci rimette con Banca Etruria. Fior di milioni. Tanto che adesso, risolte le ultime situazioni, chiudiamo tutti i rapporti, ovviamente onorando gli impegni».

Ha un diavolo per capello Vincenzo Consorte, il discusso ex finanziere Unipol («Ma ho già avuto 17 assoluzioni») che si ritrova al centro di uno dei capitoli più spinosi della relazione Santoni sullo stato di insolvenza, quella stilata dal liquidatore della vecchia Bpel che sarà una delle basi dell’inchiesta per bancarotta al cui allestimento sta lavorando il pool dei Pm che indaga sulla banca. «Ma Intermedia non sa nulla ed è estranea a tutto. Con la babca ha esposizioni in bonis e ampiamente garantite».

Il teorema che Consorte snocciola con La Nazione è semplicissimo: «Stiamo ai fatti. Intermedia a fronte dei 12 milioni di crediti con Etruria ho fornito garanzie per 20. E sono tutte lì, reali, ancora nelle mani della banca. Le nostre azioni Bpel non le ha comprate da noi ma da altre società con le quali noi non abbiamo rapporti diretti. Quanto alle sofferenze che avrebbero accumulato altre aziende socie di Intermedia, noi non c’entriamo niente e non ne sappiamo niente. Sono affari fra la banca e questi imprenditori dei quali nessuno ci ha mai informato se non quando da Etruria ci hanno chiesto se effettivamente le società che davano in pegno le nostre azioni figuravano nel libro soci».

Semmai, e qui l’ex uomo forte di Unipol ribadisce quanto La Nazione aveva già scritto, «Il mio gruppo ha perso con Etruria 12 milioni nelle subordinate azzerate il 22 novembre. Scriva pure che ancora mi brucia».

Consorte invece conferma la genesi dei rapporti fra Intermedia e Bpel. «Mi cercarono loro nel 2010. Avevano deliberato di dismettere, per rafforzarsi patrimonialmente, le loro partecipazioni in Bap Vita e Bap danni. Intanto, però, volevano una mano da me, che ero esperto del ramo per la mia esperienza in Unipol. Fu in questa situazione che avvenne l’acquisto del 9% di Bap Vita e del 5% di Bap Danni. Ma con la clausola che Intermedia poteva uscire in qualsiasi momento e che comunque non era l’acquirente finale, solo una soluzione ponte in attesa di un compratore definitivo».

E’ il quadro nel quale matura, sempre nel 2010, l’incontro a Firenze che il manager di origine abruzzese conferma: «Sì, è vero, c’eravamo io e un mio collaboratore, non ricordo Maurizio Salvarani, da una parte e il presidente Giuseppe Fornasari con il direttore generale Luca Bronchi per conto di Bpel. Ma non ci fu nessuno scambio azionario. Le quote di Intermedia che hanno comprato per 5,3 milioni le hanno acquistate non da Intermedia ma da Classica Invest e Paritel (la relazione Santoni conferma Ndr), due sigle con cui noi non c’entriamo».

Consorte conferma poi le esposizioni di Intermedia Holding (4 milioni e 229 mila euro) e Intermedia Credito (2 milioni e 340 mila euro totalmente persi, «Anche noi abbiamo preso la fregatura da chi ce le ha vendute»). «Ma siamo ancora in bonis con Etruria che ha in garanzia 7,3 milioni di Bap Vita (ora nel valgono 11), 6,3 milioni del fondo Immobilium quotato in borsa e un credito d’imposta di 1,3 milioni».

Infine la galassia dei soci di Intermedia con cui Bpel ha perso, secondo Santoni, 21 milioni: «Afi e Roev sono sigle che fanno capo a persone che abbiamo denunciato. Albano Guaraldi è un costruttore bolognese, Pierino Isoldi non ha potuto dare in pegno le sue azioni di Intermedia perchè già l’aveva fatto con un’altra banca. In tutto Intermedia ha perso con questi signori 20 milioni. E poi sono 5 soci sui 180 che abbiamo. Ma cosa vogliono da noi? Noi intendiamo onorare gli impegni, ci attendiamo lo stesso dalla banca».

di Salvatore Mannino