Fiere orafe nell'orbita di Vicenza e Rimini: ecco il piano, accordo a gennaio?

La nuova società pagherebbe 10 milioni. Fonti vicine al dossier garantiscono che le mostre resteranno qui ma i rapporti di forza sono squilibrati. Verso il riacquisto del Forum Risk?

Parte OroArezzo

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Arezzo, 11 dicembre 2016 - Ormai è questione di settimane, se non di giorni, considerando che di mezzo ci sono le feste di Natale. Entro il 15 gennaio i protagonisti contano di concludere la trattativa che dovrebbe portare le due mostre orafe aretine, Oro Arezzo a maggio e Gold Italy a ottobre, nell’ambito di una cabina di regia unica col nuovo polo fieristico gigante nato dalla fusione di Vicenza e Rimini, quest’ultima in posizione predominante.

La Nazione è in grado di anticipare alcuni dei passaggi fondamentali del progetto, che però dovrà avere il via libera del Cda di Arezzo Fiere e dei suoi soci, dalla Regione azionista di riferimento col 40 per cento, alla Camera di Commercio col 21, più Comune e Provincia col 12 e quattro grandi banche, Etruria (a gennaio potrebbe essere già Ubi), Mps, che ha ben altre gatte da pelare, Unicredit e Cassa di Risparmio-Intesa. Lì non c’è niente di scontato, anzi non è affatto escluso che qualcuno dia battaglia.

Lo strumento attraverso il quale il piano potrebbe diventare operativo fin dalla prossima edizione di Oro Arezzo in primavera è la società di veicolo (Svp) che era già negli accordi con i quali Arezzo e Vicenza si erano spartite le date senza farsi concorrenza spietata: quindi maggio e ottobre qui, maggiore distretto orafo d’Italia, le altre date nella città che è la seconda capitale dei gioielli. Il problema sta tutto nelle differenti dimensioni dei soggetti che vanno verso un’intesa: Arezzo Fiere, guidato da Andrea Boldi, vale un fatturato di 5,2 milioni (3,8 dei quali provenienti dalle fiere orafe), il polo Vicenza-Rimini, che ha già avviato le procedure per la quotazione in borsa, quasi trenta volte tanto, ossia 105 milioni di base che sono diventati 130 con l’inglobamento di alcuni eventi minori.

I rapporti di forza, dunque, sarebbero conseguenti, con Arezzo che peserebbe per non più del 5 per cento, lasciando al gigante veneto-romagnolo una maggioranza schiacciante. La nuova società pagherebbe 10 milioni in tutto nei prossimi anni al Palaffari, sotto forma di spese di organizzazione dei due eventi. Viene logico pensare a questo punto che Oro Arezzo e Gold Italy possano essere a rischio. Nel senso che ora restano qui, ma domani chi avrebbe la forza per opporsi a un trasferimento nell’altra capitale dell’oro o magari a Milano per non dire Rimini?

Fonti vicine al dossier garantiscono invece che la localizzazione sarà blindata, che ci saranno patti parasociali tali da impedire qualsiasi forma di spostamento di due eventi che hanno appunto lo scopo di promuovere l’oro aretino in favore delle aziende locali. Certo, i patti di carta sono sempre un po’ scritti nell’acqua, nel senso che poi dipendono dai rapporti di forza effettivi. Ma, obiettano le fonti vicine al dossier: l’alternativa è fra una scelta puramente localistica oppure il tentativo di giocare in grande, associati a un player di dimensioni nazionali, anche a costo di correre qualche rischio.

L’ultima questione è quella di Arezzo Fiere, società che ha già avuto i suoi problemi (molti ricorderanno la polemica fra Boldi e il sindaco Ghinelli di due estati fa) e che rischierebbe il destino di una scatola vuota: scorporati i 3,8 milioni delle mostre orafe, ne rimarrebbero appena 1,4.

L’obiettivo è però di valorizzare e incrementare l’altra grande fiera, Agri&Tour, e di aumentare fin da subito le offerte di altri eventi. In più c’è un progetto clamoroso: riacquistare da Vasco Giannotti il marchio del Forum Risk Management, riportando qui da Firenze l’evento del rischio in sanità, che da solo vale migliaia di presenze oltre che di Vip. Può funzionare?

di Salvatore Mannino