"E' una gioia essere con voi": l'omelia del Cardinale

La fede popolare, il significato delle Nozze di Cana. E nel testo che la Diocesi pubblica nel sito sparisce ogni riferimento alla "pestilenza" del 1796 per tornare più storicamente un "terremoto"

Bagnasco in Cattedrale

Bagnasco in Cattedrale

Arezzo, 15 febbraio 2016 - Ecco il testo integrale dell'omelia dell'Arcivescovo di Genova. Nel testo ufficiale si fa cenno al terremoto del 1796 e non alla "pestilenza" della quale il Cardinal Bagnasco ha parlato nel suo intervento letto in Cattedrale.

Cari Confratelli nell’Episcopato, nel Sacerdozio e nel Diaconato Autorità Cari Fratelli e Sorelle nel Signore 1. È per me una gioia e un onore partecipare a questa festa di famiglia: la Comunità cristiana di Arezzo-Cartona-Sansepolcro, infatti, celebra i duecentovent’anni del miracolo legato alla piccola e antica immagine della Santa Vergine, avvenuto il 15 febbraio del 1796, durante la pestilenza che tormentava la città. Ringrazio di cuore l'Arcivescovo di questa Diocesi, S.E. Mons. Riccardo Fontana, per il fraterno invito e per la sua benevolenza, come pure il precedente Pastore, 'Cardinale Gualtiero Bassetti.

Vedo i Sacerdoti presenti, primi collaboratori e amici di noi Vescovi, e desidero esprimere a voi, e a tutto il Clero italiano, l'affetto grato dell’Episcopato, insieme ad una convinta parola di incoraggiamento per il vostro quotidiano essere con la gente nel nome del Signore.

 L'Anno giubilare di Arezzo si inserisce, anzi viene abbracciato dal Giubileo universale della Misericordia. Ringraziamo il Santo Padre Francesco per questo dono che sta portando copiosi frutti di grazia nelle anime e nelle comunità cristiane. Alziamo ora lo sguardo alla venerata icona della Madonna, e ancora una volta restiamo colpiti dalla semplicità dell'immagine, come se volesse ricordarci l'importanza della vita semplice, fatta di gesti umili che si ripetono, dove la Santa Vergine ci attende per riempirli di cielo.

Ricordando la storia, infatti, nessun luogo - neppure una cantina - è troppo piccolo o indegno perché il divino lo abiti e si manifesti: nell'oscurità del terremoto che generava angoscia e morte, infatti, si è accesa una luce che si è diffusa fino a noi. Lasciamoci abbracciare da tale luce!

Chiediamoci però: chi ha particolare bisogno della luce di Dio che risplende sul volto della Madonna? Ognuno di noi certamente ha bisogno di luce per la sua vita spirituale, morale, pratica. Siamo noi i primi malati, sempre insidiati dalla peste del peccato che è non vivere nella verità di Dio, di noi stessi, del mondo.

Ogni peccato, infatti, è sempre un certo distacco dalla realtà: Dio è Verità e Amore, noi siamo creature piccole e amate, i comandamenti del Vangelo sono parole di libertà e di pienezza, la croce porta sempre una grazia... Ogni peccato è sempre un atto di sfiducia verso Dio.

Ma anche la cultura individualista ha bisogno della luce dall'Alto, poiché tende a disgregare non solo la società mettendola in mano ai più forti, ma anche divide l'uomo in se stesso, separando il pensare dal volere, il sentire dall'agire, consegnandolo alle voglie del momento.

Quando parliamo di luce dall' Alto o di luce divina, subito forse pensiamo a un discorso valido solo per i credenti; ma - se ci pensiamo -:- non è così. È qualcosa di più ampio, che tocca l'orizzonte dell'umano e attraversa tutte le fedi e le posizioni: infatti, il messaggio cristiano, include anche il "buon senso comune" che attraversa la storia dei popoli. Lo include, lo supera, lo eleva e lo completa in un orizzonte di salvezza e di grazia, di umanesimo pieno.

E quanto ci sia bisogno di tornare al buon senso comune, a riconoscere la verità delle cose, a chiamarle serenamente col loro nome, è sotto gli occhi di tutti. Quando cala la luce, non si vede più nulla o si vede male: le cose perdono il loro volto, tutto diventa indistinto e confuso. E allora come sarà possibile essere giusti? 5. Sì, abbiamo bisogno di luce, di quella piccola luce che si è diffusa dal volto della Madonna: è una luce che non ha spaventato nessuno, anzi, ha rallegrato e confortato sempre le menti e i cuori, le anime e i corpi, i singoli e le città.

Cari Amici, non dobbiamo mai aver paura della luce che viene dal Vangelo, e del quale la Madonna è la prima discepola e maestra, perché Madre della Parola fatta carne. Non dobbiamo aver paura di essere testimoni di quella luce che s'irradia umile e benefica; testimoni con la vita e con le parole. Ogni parola cristiana - che ha cittadinanza in mezzo a un mondo di parole altre - è sempre espressione della misericordia di Dio, atto d'amore e di servizio per il bene degli uomini affinché il vivere insieme sia rispettoso e ordinato.

Nella sconfinata fantasia della pietà popolare, la Madonna è stata coronata dei nomi più belli, ricolmi di poesia e di vita concreta: “della guardia”, “della salute”, “della strada”, “del pellegrino”, “degli angeli”... Tra questi, con cenni di struggente dolcezza e di umana sapienza, vi è il titolo della “Madonna del conforto”. Quanto conforta il conforto di Maria! Sembra che la Chiesa – pensando alle opere di misericordia corporale e spirituale - abbia voluto declinare proprio il conforto che la Santa Vergine offre ad ogni persona che a Lei ricorre: dar da mangiare agli affamati, ospitare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati... consigliare i dubbiosi, perdonare le offese, avere pazienza con le persone moleste... non sono forse opere di grande conforto? Chiunque s'incrocia con Lei - anche se solo incuriosito o distratto - ne resta segnato: l'incontro con una mamma, seppure casuale, breve o distratto, tocca sempre le corde del cuore, risveglia ricordi, suscita nostalgie, attiva propositi, sprigiona il desiderio di una vita migliore perché più buona. Se poi incontriamo la grande Madre di Gesù, tutto diventa grazia e pegno di futuro.

La Madonna, alle nozze di Cana non ha forse portato conforto e provvidenza ai giovani sposi tutti persi nel loro amore? La Santa Vergine ci disegna lo stile di vita del discepolo: partecipa sinceramente alle vicende liete o drammatiche della vita; prende ·parte ma non si lascia assorbire, la Vergine, infatti, si accorge che sta per mancare il vino; si accorge e fa subito quello che può, si rivolge a Gesù; non si lascia scoraggiare dall'apparente rudezza del Figlio; esorta i servitori a fare ciò che Lui dirà; e così l'acqua fredda di una religiosità dura e formale si trasforma nel vino di una fede seria e lieta: seria come l'obbedienza pronta dei servitori e lieta come l'amore degli sposi.

Cari Amici, che non ci capiti di assomigliare al maestro di tavola che crede di capire tutto e invece non ha capito nulla: siamo umili come coloro che hanno portato ai piedi del Maestro gli otri dell'acqua. Come non ricordare i discepoli che portano ai piedi del Signore i pochi pani e pesci? Non capivano ciò che sarebbe accaduto, ma l'aveva detto Lui. E questo bastava! Che questo basti anche a noi!