"Pronti a riconsegnare le fasce tricolori"

Pacchetto-ricostruzione: l’ira dei sindaci, Alemanno esprime la rabbia dei territori dopo il ’no’ della Commissione Bilancio della Camera .

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Scontenti tutti. Terremotati in perenne attesa, sindaci del cratere pronti sfilarsi le fasce tricolori, Governo nel mirino e opposizioni scatenate. Aria di bufera dopo che la Commissione Bilancio della Camera non ha dato il via libera al pacchetto contenente le misure per le zone danneggiate dal sisma del 2016: una decisione che ha fatto subito riesplodere una protesta mai sopita, visti i ritardi nella ricostruzione. I sindaci sono stati i primi ad alzare la voce, pronti a restituire le fasce al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, se le norme non saranno reinserite. È il primo cittadino di Norcia, Nicola Alemanno, portavoce degli amministratori locali, a parlare anche a nome di Sandro Sborgia e Mauro Falcucci, sindaci di Camerino e Castelsantangelo sul Nera. "Non siamo più disposti ad andare avanti in queste condizioni – è il pensiero dei sindaci –, vogliamo conoscere immediatamente gli atti della Commissione e comprendere perché il pacchetto di misure sia stato estromesso dal decreto Rilancio.

A queste condizioni ci pensi il Governo a gestire la ricostruzione, noi sindaci non siamo più disposti a lavorare così". I sindaci si sono ritrovati, insieme all’assessore regionale delle Marche, Angelo Sciapichetti, sul Pian Perduto per celebrare la festa della Madonna delle Cona, in cui si ricorda la pace sancita nel 1522 tra le popolazioni di Castelluccio e Villa Gualdo, frazione di Castelsantangelo. "Non vogliamo più andare avanti in questo modo – hanno aggiunto Alemanno, Sborgia e Falcucci –, intanto vogliamo conoscere immediatamente gli atti della Commissione e sapere cosa è successo. Ma vogliamo anche sapere chi tra i membri della Commissione ha dato parere negativo alle misure richieste". Una rabbia che sale, visto che in molte zone - basta guardare quella di Norcia - case e chiese aspettano ancora di vedersi risanate le ferite inflitte quattro anni fa. Gli emendamenti su cui confidavano i territori contenevano anche la stabilizzazione del personale degli Uffici speciali, la proroga dello stato di emergenza dopo il 31 dicembre, l’aumento degli incentivi per i tecnici chiamati a nuovi adempimenti tra cui l’autocertificazione dei progetti e la destinazione del 5% dei fondi della ricostruzione pubblica a favore delle attività produttive del cratere. Di decisione che "mortifica la sofferenza dei cittadini di oltre 130 comuni di 4 regioni e deve essere rivista" ha parlato Maurizio Mangialardi, coordinatore delle Anci terremotate di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, nonché candidato presidente della Giunta marchigiana con il centrosinistra. "Diversamente – aggiunge – sappiamo di poter contare sull’appoggio di 8.000 sindaci italiani già pronti ad essere mobilitati dal nostro presidente Decaro". Anche i sindaci abruzzesi si sono detti pronti a restituire le fasce. "È inaccettabile – ha commentato il presidente dell’Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto – il fatto che non siano stati discussi gli emendamenti, la cui gran parte sono ad invarianza finanziaria, a costo zero, e non si capisce come il Governo non si sia reso conto della delicatezza della tematica legata alla ricostruzione post-sisma 2016"

Proteste corali e compatte, dunque, sulle quali è arrivata anche la risposta del commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini: "Capisco la preoccupazione dei sindaci, delle Anci regionali, la delusione dei cittadini del cratere per il mancato accoglimento di queste norme – ha detto Legnini –. Adesso è importante insistere affinché siano varate al più presto, utilizzando il veicolo normativo che il Governo riterrà appropriato".

Patrizia Peppoloni