Morta nella clinica, le verità della ferrista

La dichiarazione resa alla polizia dall’infermiera della struttura privata: "Non c’erano né le placche né gli strumenti per intubarla"

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“Dopo la scarica (con il defibrillatore, ndr) è ripartito il tracciato. Mentre aspettavamo l’ambulanza la paziente era certamente tachicardica. Il dottor Milletti diceva che era la paziente assopita ma secondo me versava proprio in stato di incoscienza (…) ricordo che aveva delle contrazioni alle braccia (…) nel frattempo Milletti l’ha estubata dicendo che respirava da sola”. E probabilmente commettendo un altro, l’ennesimo errore stigmatizzato dai consulenti del pm. Il dramma che si consumato a Villa Fiorita è nelle dichiarazioni alla polizia della ferrista che partecipò all’intervento all’anca di Ioana Lingurar ed è una parte decisiva della consulenza medico-legale disposta dalla procura di Perugia per fare luce sul drammatico caso della 28enne, mamma di due bimbi, morta ad appena 28 anni per "arresto cardiaco" durante l’operazione in clinica privata il 23 gennaio scorso. Due i medici indagati per omicidio colposo: Rocco Rende e Silvio Milletti, chirurgo ortopedico e anestesista.

“Ricordo che quando è iniziato l’intervento (17.20) la signora era tranquilla e interagiva con noi. Verso le 17.40 circa prima ha tossito poi ha iniziato a lamentarsi dicendo che avvertiva un dolore al petto. L’anestesista si trovava seduto al fianco della paziente e a quel punto si è alzato ed ha chiesto all’infermiera una fiala di Fentanest che è un medicinale classificato come stupefacente e , pertanto, si trova chiuso in cassaforte”, ma la chiave della cassaforte si trovava in portineria al primo piano, mentre la sala operatoria è al secondo – racconta la ferrista nella consulenza dei periti Marco Di Paolo e Angelo Raffaele de Gaudio - , “a quel punto il medico ha somministrato qualcos’altro che però non so dire perché io non vedevo il braccio (...) Sentiti i lamenti della paziente il dottor Rende ha chiesto al dottor Milletti se poteva proseguire nell’intervento. Il dottor Milletti ha detto si. Ma ad un certo punto, nel giro di meno di un minuto … ho visto che la signora era immobile e molto pallida in viso per cui ho subito detto al dottor Rende di fermare l’intervento, ho visto che il dottor Milletti ha schiaffeggiato la paziente per valutarne la reattività”, ma la paziente era monitorata solo con il saturimetro e il misuratore di pressione, senza elettrodi per l’attività cardiaca.

“Io stessa glieli ho applicati – dice la ferrista - e a quel punto è comparso il segnale di arresto cardiaco. L’ortopedico ha iniziato subito a praticare il massaggio cardiaco e il Milletti ci ha chiesto il defibrillatore, avuto il defibrillatore Milletti ha chiesto le placche ma queste non c’erano, allora ha chiesto del gel ma pure questo mancava. Ricordo che io stessa gli ho detto di usare il defibrillatore così come era anche a costo di bruciare la pelle della paziente. Il dottore ha dato una scarica e il tracciato è ripreso. Ripresa l’attività cardiaca il dottore ha tolto la maschera ed ha intubato la signora”.

Il laringoscopio e il tubo per intubare non sono stati reperiti immediatamente perché erano nel cassetto di emergenza, non c’era neppure il mandrino che serve per facilitare l’intubazione ma ciononostante Milletti è riuscito ad intubare… poi ha chiesto di avere delle fiale di glicerolo ed una di mannitolo ma tali preparati non erano disponibili in clinica. La sequenza di errori e carenze viene analiticamente riportata dai consulenti del pm, Di Paolo e De Gaudio che però muovono pesanti critiche anche all’ospedale di Perugia nonostante Ioana fosse arrivata già in condizioni critiche. Mentre al pronto soccorso il "trattamento fu adeguato", non lo fu invece "al momento del ricovero in Rianimazione alle ore 21".

Il personale non avrebbe monitorato la funzione respiratoria e l’acidosi metabolica e avrebbe somministrato un farmaco "a dosaggio incongruo". I medici sono assistiti dall’avvocato Delfo Berretti (nella foto), che ha nominato il professor Mauro Bacci, e il dottor Sergio Scalise (per il chirurgo) e lo stesso Scalise e il dottor Adriano Peris, direttore dell’equipe rianimatoria del Careggi di Firenze. La famiglia di Ioana è assistita dall’avvocato Alessandro Vesi, che ha nominato come consulente il dottor Adriano Tagliabracci, lo stesso che si occupò tra gli altri dell’omicidio di Melania Rea.

Erika Pontini

e Sara Minciaroni