Morta a 28 anni durante l’intervento all’anca "Ritardi e carenze" a Villa Fiorita e in ospedale

Ioana Lingurar andò in arresto cardiaco. La testimonianza choc della ferrista: "Non c’erano le placche per il defibrillatore e i tubi per intubarla". Ma i consulenti della procura accusano anche il Reparto di Rianimazione del Santa Maria

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di Erika Pontini

E’ un atto d’accusa pesante sulle condotte ’inadeguate’ dei medici e sulle carenze organizzative e sanitarie di Villa Fiorita (senza farmaci disponibili, nè placche del defibrillatore e nemmeno i tubi per l’intubazione in sala operatoria) - ma in parte anche del reparto di Rianimazione del Santa Maria della Misericordia di Perugia - la consulenza medico-legale disposta dalla procura di Perugia per fare luce sul drammatico caso di Ioana Lingurar, mamma di due bimbi, morta ad appena 28 anni per "arresto cardiac" durante un banale intervento all’anca programmato il 23 gennaio scorso.

I consulenti del pm Gennaro Iannarone – Marco Di Paolo e Angelo Raffaele de Gaudio - hanno rilevato una serie spaventosa di carenze, "condotte inadeguate" da parte dei sanitari, compresa l’"inspiegabile estubazione della paziente" per oltre 90 minuti dopo l’arresto cardiaco a Villa Fiorita (come testimoniato dalla ferrista) e ritengono che "non sono state rispettate le raccomandazioni previste dalla linee guida e le buone pratiche adeguate al caso specifico". Ciònonostante i tecnici non sono riusciti ad individuare se sia stata l’anestesia a causare l’arresto cardiaco e poi il decesso, nè a stabilire con esattezza se Ioana potesse salvarsi nel caso in cui i sanitari avessero messo in atto le ’regole di buona prassi anestesiologica’ e fossero intervenuti in tempo. "Si ritiene che le percentuali di sopravvivenza potessero essere significativamente superiori a quelle generiche di 13 soprattutto se si tiene conto della possibilità - scrivono - che la donna potesse essere sottoposta a un trattamento rianimatorio tempestivo" ma "non si può affatto escludere che, anche in ipotesi di adeguate condotte, il decesso avrebbe potuto comunque verificarsi".

Il 23 gennaio , in piena pandemia, Ioan si sottopose all’intervento all’anca ma, dopo 20 minuti iniziò a sentirsi male e andò in arresto cardiaco per morire durante la notte all’ospedale di Perugia dove fu trasportata d’urgenza. La procura indagò il chirurgo e l’anestesista della casa di cura - Rocco Rende e Silvio Milletti per omicidio colposo. Ma adesso i consulenti del pm, pur non sbilanciandosi sulle condotte penali degli indagati tirano in ballo anche le colpe del Santa Maria della Misericordia.

Ritengono che a Villa Fiorita Ioana non fu ’monitorata’ durante la procedura anestesiologica, non le fu applicato il monitoraggio elettrocardiografico durante la fase intraoperatoria e ci fu un ritardo nel rilevamento dei dati elettrocardiografici, e ritardo nelle procedure di intervento di rianimazione. "Al di là delle condotte umane - scrivono i consulenti - queste fasi potrebbero essere state ulteriormente caratterizzate in negativo da carenze organizzative della sala operatoria". Lo testimonia anche l’infermiera che, in un racconto choc, ha spiegato che non era disponibile nemmeno il farmaco (in cassaforte) e che la donna fu ’schiaffeggiata’ per farla rinvenire quando perse i sensi. Secondo la ferrista non erano disponibili nemmeno le placche del defibbrillatore e l’anestesista, in attesa dell’ambulanza del 118 la estubò ritenendo che respirasse da sola.

Ma Di Paolo e De Gaudio vanno oltre e ritengono che mentre al pronto soccorso il "trattamento fu adeguato", non lo fu invece "al momento del ricovero in Rianimazione alle ore 21". Il personale non avrebbe monitorato la funzione respiratoria e l’acidosi metabolica e avrebbe somministrato un farmaco "a dosaggio incongruo".

I medici sono assistiti dall’avvocato Delfo Berretti, che ha nominato il professor Mauro Bacci, e il dottor Sergio Scalise (per il chirurgo) e lo stesso Scalise e il dottor Adriano Peris, direttore dell’equipe rianimatoria del Careggi di Firenze. La famiglia di Ioana, mamma di due bambini in tenera età, è assistita dall’avvocato Alessandro Vesi, che ha nominato come consulente il dottor Adriano Tagliabracci, lo stesso che si occupò tra gli altri dell’omicidio di Melania Rea.